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Visualizzazione dei post da luglio, 2009

La maggioranza silenziosa

Aldilà delle definizioni del potere, di cosa è veramente il potere e chi ha veramente il potere, vorrei esporre un caratteristica comune a buona parte delle ideologie, teorie e dottrine che si fondano su un principio di generalizzazione di una minoranza e dell’occultamento della maggioranza. Quanti sono gli uomini considerati, a torto o a ragione, “potenti”? Che percentuale rappresentano le persone che hanno potere sulla popolazione complessiva? Di certo una minoranza, il 5 o al massimo il 10 per cento, non credo di più. La maggior parte della gente, la maggior parte degli uomini e delle donne in tutto il mondo, è gente comune, gente che tira avanti a campare ma che di potere ne ha ben poco o niente. Ecco, e invece alcune ideologie asseriscono che il potere è in mano a un’intera categoria di persone, popoli, gruppi, razze, nazioni o addirittura a individui di un sesso, come asserisce il femminismo quando parla di potere “maschile” e attribuendo il “potere” agli uomini, a tutti gli uomi

Liberarsi dall'invidia

Molti psicologi affermano che durante l’infanzia accumuliamo una certa dose di complessi di inferiorità dovuti al fatto che da piccoli siamo più deboli e incapaci degli adulti. Il confronto col mondo adulto genera nel bambino una certa invidia, voglia di diventare grande il più presto possibile e questo fa in modo che spesso i bambini se la prendono coi grandi, si lamentano, fanno capricci e tentano di imporre la loro volontà. Se dovesse nascere un movimento di “liberazione” dei bambini questo elogerebbe le capacità infantili classificando le abilità degli adulti come delle banali brutalità. Evidenzierebbe il lato luminoso degli infanti e quello oscuro degli adulti asserendo che i piccoli sono meglio dei grandi. Uno dei motivi, forse il principale, per cui un tale movimento non nasce è che i bambini sono destinati a diventare adulti. Le donne invece non sono destinate a diventare uomini…

Solitudine maschile

Stavo pensando se la solitudine maschile non sia più pesante da sopportare rispetto a quella femminile per via della “leggendaria” passività femminile. Mi spiego. Mettiamo che per un periodo più o meno lungo una donna, per vari motivi, non se la senta di avere molte relazioni col mondo, che si isoli, anche con l’altro sesso ovviamente. Ora una donna normale, per quanto possa isolarsi di tanto in tanto qualche “ammiratore” che si faccia avanti lo troverà sempre. E di certo questo fatto la farà sentire importante, ancora viva ed esistente. Mettiamo che la stessa cosa accada a un uomo. Sappiamo benissimo che, anche se un uomo possa piacere all’altro sesso, è piuttosto difficile, raro, rarissimo, che le donne si facciano avanti in maniera esplicita. Questo ora non comporta un maggiore isolamento per un uomo rispetto a una donna? Non comporta un maggiore senso di solitudine e di abbandono? Aggiungerei anche il fatto che per gli uomini, più che per le donne, vale spesso la massima del danno