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Fino all'ultimo respiro

Le flebo che ti tengono in vita sono quasi una tortura per te. Il fegato corroso dalla cirrosi. Hai trascorso gli ultimi mesi come vedova sola, con figli indaffarati che ti hanno dedicato una quantità di tempo che sembra sempre essere stata troppo scarsa. I medici avevano detto che non c'era nulla da fare. Pochi giorni. Ma forse tra poco sarai libera. Libera dalla sofferenza, dalla tristezza, dall'infermità che ti ha tenuta prigioniera negli ultimi anni. Libera dal dolore, sia quello fisico già di per sé insopportabile, ma anche da quello del tuo cuore spezzato di vedova. Da questo dolore che ti ha tanto dilaniata solo poco fa. Ho sempre creduto di volere bene più mio padre che te. Ma adesso che ti vedo così piccola e indifesa, come un uccellino appena uscito da un nido, capisco che ti voglio bene quanto lui, in maniera diversa. Lui era un amicone. Uscivo con lui, guardavamo la TV insieme ci confidavamo. Tu ed io siamo sempre stati un po' distaccati e spesso in

I VIAGGI INTERGALATTICI sono possibili?

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L'Aborto nel Terzo Millennio

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In volo sulla sede centrale dell’Istituto nazionale di astrofisica

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Lettera a Micromega

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Cari amici di Micromega,  Conservo diversi numeri della vostra rivista, tutti letti con attenzione. Ho sempre ammirato la lealtà con cui esprimete il vostro orientamento (completamente diverso dal mio) a differenza di tanti altri giornali, riviste e prodotti editoriali vari di sinistra che invece si spacciano per “imparziali". Mi ha soprattutto colpito il sottotitolo che dall'originario “Le ragioni della sinistra" è confluito nell'attuale “Per una sinistra illuminista". Proprio uno di questi ultimi numeri, il n° 3/2018, quello dedicato al giornalismo mi è piaciuto tantissimo. Ho però la pessima abitudine, quando qualcosa globalmente mi piace, di soffermarmi su quei punti che invece non mi piacciono.  Così le mie valutazioni si strutturano sempre in una introduzione elogiativa generica seguita da un insieme di particolareggiate critiche. Cosa questa che mi ha reso inviso a parecchi e purtroppo non farò qui un'eccezione, anzi.  Mi viene a mente il pri

Un tuffo al cuore

Solo nei sogni Posso rivederti. Solo nei sogni Posso riabbracciarti. Solo nei sogni Posso salutarti, Sentire la tua voce, Litigare e fare pace, Averti un po' vicino. E solo sognandoti Posso chiederti perdono. Solo se ti sogno Riesco a piangere Liberamente Insieme a te. Perché al risveglio Il pianto muore in gola Il respiro manca, I polmoni si fermano Soffocandomi E l'angoscia mi prende Quando divento cosciente Perché capisco Con la morte nel cuore Che solo Nei miei sogni Posso dirti addio.

Lettera ad Aspenia

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Egregi signori, sono entrato in possesso, attraverso regali e prestiti da parte di un mio caro amico, di alcuni numeri della vostra rivista che ho letto senza esitare. Devo dire che l’ho trovata molto seria e ben fatta con firme prestigiose e argomenti affrontati con rigore. Questo per quanto riguarda vari numeri tranne uno: il n° 75 del 2016. Per questo numero vorrei fare un discorso a parte o, meglio, sulla parte. Mi riferisco a una delle due parti in cui è suddiviso. La prima, quella dedicata all’ascesa di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, non tradisce lo spessore e la statura del vostro periodico con tanto di ottimi articoli di varia impostazione che valutano criticamente questo evento. Ma la seconda parte… che dire? Sembra uscita da uno spinellato centro sociale con tanto di voci che cantano all’unisono la stessa sbobba che siamo costretti a sorbirci da decenni. Ci mancava solo una delle solite stucchevoli filippiche contro il solito “patriarcato