Lettera a "Il Foglio" di Giuliano Ferrara

Gentili signori,

questa mia lettera che ha per oggetto la proposta provocatoria avanzata da Giuliano Ferrara di una moratoria sull’aborto, la quale è in perfetta linea con la moratoria dell’Onu sulla pena di morte nel mondo approvata pochi giorni prima, è frutto di una mia riflessione durata alcuni giorni e che solo adesso sono riuscito a completare e quindi a spedirvela aggiungendo che intendo, ovviamente, aderire a questa iniziativa.
Sono molto lieto di notare come la messa in discussione dell’aborto, cosa da sempre appannaggio esclusivo e direi quasi “monopolistico” dei cattolici in particolare e dei cristiani e dei credenti di una qualche fede religiosa in generale, pare stia ora prendendo sempre più piede anche tra i laici. Mi fa piacere notare come, oggi che la sbornia piuttosto “fanciullesca” e grossolana del ‘68 pare stia finalmente esaurendo i suoi postumi, si inizi ad approdare a un discorso più serio e approfondito nei confronti di argomenti molto seri quale è quello attinente la vita umana, un discorso che è ormai ora di svincolare e distaccare dalla fede religiosa e dalla teologia di qualsiasi tipo esse siano. Vorrei quindi esporre alcune mie perplessità riguardo la critica portata avanti in due sedi diverse alla proposta “ferraresca”. La prima è quella avanzata da una femminista intervenuta qualche domenica fa nella trasmissione della giornalista Lucia Annunziata in cui in studio era presente un politico che mi parve piuttosto pavido sull’argomento (non ricordo né il nome della trasmissione né quello dei due personaggi in questione). La seconda è stata invece pubblicata sul settimanale anarchico della FAI, Federazione Anarchica Italiana, “Umanità Nova” (http://isole.ecn.org/uenne) nell’articolo “La reazione che avanza” (http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2008/un01/art5100.html) di qualche settimana fa (verso fine anno ma non ricordo neanche il numero preciso, che testa vero?).
La femminista intervenuta nella trasmissione di Lucia Annunziata asseriva che nessun discorso sull’aborto “può negare l’evidenza che il corpo è uno. Il corpo è uno ed è una vita che vince una potenziale vita”. Questa frase dal sapore nietzschiano la dice lunga sul grado di preparazione, sulla “sensibilità” e sulla volontà di potenza che porta in sé il femminismo (e il genere femminile?) riguardo la vita umana.
Chi conosce un minimo di biologia sa benissimo che la scusa che il corpo di una donna gravida faccia tutt’uno con quello del figlio in grembo è una vera e propria panzana. Il collegamento che c’è tra madre e figlio (o figlia) è solo a scopo dell’alimentazione. Se il bimbo sta male la madre non lo sa (tanto è vero che se il bimbo muore in grembo per distacco della placenta la madre se ne accorge solo perché non lo sente più muoversi). La madre non può “comandare” i movimenti del figlio perché questo costituisce un individuo a sé stante che ha solo un collegamento alimentare con la madre, con l’organismo “ospite”. Se il collegamento alimentare costituisce una valida argomentazione per asserire che il copro è uno allora anche una tenia fa tutt’uno con l’ospite e così in tutti i fenomeni di “parassitismo” si costituisce un corpo unico tra “parassita” e “ospite”.
Il bambino che è nel grembo materno possiede un patrimonio genetico suo distinto. Il patrimonio genetico può benissimo essere assunto come principio base dell’essenza biologica umana non perché determini in maniera completa il modo di essere dell’uomo ma perché costituisce forse il momento centrale dell’ontogenesi umana come di qualsiasi forma di vita, la base ontologica dell’essere umano come della vita in generale. Ho detto dell’essenza “biologica” e non totale e globale, quindi non ho ricompresso quella “spirituale” non perché la ritenga “autonoma” in senso stretto, ma autonoma da un punto di vista “etico” se non addirittura “filosofico”. Ma seppure volessimo essere “spiritualisti” (o idealisti di tipo kantiano, hegeliano, religioso o di qualsiasi altro tipo), cioè esaltare lo spirito, la capacità di pensiero dell’uomo come momento ontologico umano più principale e più centrale rispetto alla sua natura biologica, non potremo ormai negare, volendo rimanere nei limiti del buon senso, che è dalla natura biologica che nasce lo spirito, la capacità raziocinante umana e non viceversa. Anche volendo esaltare la spiritualità umana a discapito della biologicità non possiamo fare a meno di affermare che è la seconda a fare da base alla prima e non il contrario.
I gameti possiedono un frammento di patrimonio genetico dei rispettivi organismi da cui sono stati generati, del padre e della madre, ma quando questi frammenti si uniscono nell’evento della fecondazione questi vanno a creare un nuovo patrimonio genetico unico e irripetibile nella sua essenza (e non tanto nella sua mera struttura) che prima non c’era. Se io ho due mazzi di carte e li divido a metà ho due metà dei rispettivi mazzi di carte, ma se unisco queste due metà ho un nuovo mazzo di carte. Insomma la nascita di un nuovo genoma può benissimo essere vista come la nascita in sostanza di un nuovo essere umano. Una sostanza che dovrà poi esprimersi in forma, ma questo è tutto un processo spontaneo.
Per gli abortisti a fare un essere umano è la forma, la manifestazione o alcuni tipi di manifestazioni tipo onde cerebrali (come fossimo dei microonde o degli apparecchi radio), capacità di raziocinio (ma un neonato ne ha?) oppure la cosiddetta “senzienza”, la capacità di provare dolore o piacere (e qui gli abortisti fanno un pasticcio tra umani e altri animali, quasi assurgendo la vita degli altri animali allo stesso livello di quella umana, se non addirittura a un livello più elevato). E qui che i “laici” abortisti si mostrano ben più “spiritualisti” e ben meno “materialisti”, ben più astratti e ben meno concreti di coloro che fino a oggi hanno detenuto una sorta di “monopolio” sulla critica all’aborto, i cattolici, i quali si rifanno invece a un momento molto più coinciso, più materiale, più biologico e naturale per definire la “creazione” di una nuova vita individuale.
I filosofi antichi e medievali (tra cui gli scolastici stessi) avevano intuito che il concepimento costituisce una momento chiave nella “costruzione” di un nuovo essere umano, un passaggio di qualità che va dal non essere all’essere di un nuovo individuo. Solo che lo avevano evidenziato a modo loro. Non conoscendo la genetica e la biologia elaborarono il concetto di “anima insufflata” che stabiliva un’origine esterna dell’essenza umana e non interna, intrinseca alla vita stessa, alla sua peculiare struttura atta a tramandarsi e perpetuare. Ma oggi conosciamo piuttosto bene le basi naturali della vita e il suo principio di creazione di nuove “unità vitali” quali sono gli esseri umani.
Ma in realtà forse non è questo importante in quanto nell’accezione popolare si sa benissimo che una donna gravida porta in sé un’altra vita, che quando muore una donna incinta muore una madre e un figlio, muoiono due esseri umani. Che l’aborto spontaneo è la perdita di una vita umana. In fondo si sa che i corpi sono due, che le vite sono due. È solo quando la donna stabilisce che dentro di sé non c’è un essere umano da rispettare ma qualcosa di cui sbarazzarsi che viene negata la natura umana dell’embrione. Ed è solo in funzione degli interessi della donna che viene fornita la scusante ideologica e grossolana che prima di nascere o prima di un qualsiasi altro momento arbitrario noi non siamo esseri umani. Come dire: la donna ha non solo il potere di vita e di morte ma anche quello di definire ciò che è umano e ciò che non lo è, di determinare quando siamo umani e quando non lo siamo.
Ecco il culto della Grande Madre, della Dea Madre a cui si piegano i “laici” abortisti, ecco la natura antiumana del femminismo. Una seria critica all’aborto non può non passare per una seria critica al femminismo, non può rimanere nell’ambito del rispetto al femminismo, non può non svelare ciò che questo movimento è: un’ideologia che nega la dignità umana e che vuol dare alle donne un potere sovraumano che probabilmente neanche loro vogliono davvero ma che è loro imposto dall’ideologia femminista. Dico potere “sovraumano” non perché “divino” ma perché non riconducibile a un singolo essere umano, anzi non riconducibile a nessun livello della società umana. Una società umana rispettosa della vita umana può solo prendere atto dell’esistenza di un nuovo essere umano e attuare tutto ciò che è necessario per accoglierlo, tutelarlo e proteggerlo.
Si potrebbe mettere in discussione quanto ho sopra detto col principio della “ospitalità”, ossia che il corpo della madre è un organismo ospite che nutre il corpo del figlio, che il figlio usa la madre per nutrirsi e per vivere fin quando non potrà farlo al di fuori di essa, nel mondo esterno. La madre potrebbe quindi decidere di non voler più nutrire questo figlio. Ma qui bisognerebbe vedere innanzitutto come ci è finito questo figlio nella madre, e forse tutto il ragionamento potrebbe essere circoscritto solo ai casi di violenza sessuale (possibilmente accertata e provata secondo i principi di uno stato di diritto che si rispetti e non secondo le assurde normative in materia di abusi sessuali oggi vigenti). Inoltre con l’avanzare delle tecniche di riproduzione artificiale non è escluso che un giorno potrebbe essere possibile spiantare un embrione dall’utero materno per trapiantarlo in un utero artificiale o in un utero di un’altra donna. In tal caso come ci si regolerà? Si affermerà il diritto alla vita del nascituro in quanto ormai sarà possibile lasciare “libera” la donna di decidere sulla propria gravidanza, sul proprio corpo senza compromettere la vita del bambino? Questo a prescindere dal fatto che nella stragrande maggioranza dei casi un bambino “finisce” nella pancia della madre anche (e forse soprattutto) per volontà della madre stessa. Ma del resto si sa che l’avanzare della tecnica comporta un continuo processo di “deresponsabilizzazione” degli individui. Negarle questo, illudersi di poter “responsabilizzare” gli individui, è da utopisti, è un discorso non meno utopista dei discorsi “rivoluzionari” di marxisti, anarchici e compagnia cantando.
E se invece la volontà di potenza inculcata nelle donne dall’ideologia femminista si estenderà fino a utilizzare la solita banale scusa dell’interessamento al futuro del piccolo per motivare il conferimento del potere di vita e di morte, il potere di decidere riguardo l’umanità di un embrione dato alle donne? Della serie “meglio ucciderlo che fargli avere un futuro incerto”. A questo punto finanziamo una campagna di genocidio per tutti i paesi poveri del mondo…
Una donna intervistata riguardo l’argomento disse che non bisogna criminalizzare le donne. Ma come si fa a non farlo? E perché allora si criminalizzano gli uomini che non se la sentono di fare da padre e sono costretti dalla legge? Perché esiste una “libera” maternità che passa per l’uccidere o il “risparmiare” una vita ma non è data la possibilità a un padre di non riconoscere un figlio non voluto? Ma qui rischiamo di sconfinare in un altro argomento che seppure è molto ben connesso ci porterebbe fuori strada.
Passo ora alla seconda critica, quella avanzata dal settimanale della FAI Umanità Nova. Qui si descriveva Giuliano Ferrara come un falso laico, un asservito ai dettami del Vaticano, un esponente di una reazione che avanza e lo si poneva sullo stesso piano dei fascisti, dei razzisti e dei vari movimenti reazionari purtroppo oggi in rimonta. Ecco le argomentazioni degli anarchici: “chi non è con noi contro di noi; chi non la pensa come noi non è un libero pensatore ma è sottomesso a un potere, il che sarebbe a dire che solo il nostro è un vero libero pensiero non gli altri”. Ecco che chi mette in discussione l’aborto diventa un asservito al Vaticano, un non più libero pensatore. O si è abortisti o si è “bigotti”. Veramente una mentalità molto “aperta” e di vasti orizzonti, non c’è che dire! Ed è qui che l’anarchismo si svela per quello che è: un’accozzaglia di luoghi comuni fatti passare per “anticonformismo” e che pretendono di sostituirsi ad altri definiti “tradizione” ma che alla fine vi si sovrappongono, un insieme di stereotipi più o meno “nuovi” posti in essere per “combattere” (ma forse sarebbe meglio dire “integrare”) quelli più o meno “vecchi”. Chiodo scaccia chiodo, insomma! Ecco la “strategia” politica di quei movimenti che si atteggiano a “combattivi” e “rivoluzionari”: combattere gli stereotipi con altri stereotipi, imporre le proprie tradizioni e il proprio vedere alle tradizioni e al vedere degli altri, sostituire una Dea Madre a un Dio Padre e così via. Ecco il modo migliore affinché la lotta per la libertà sfoci in una “nuova” dittatura, affinché la “rivoluzione” porti al totalitarismo, la lotta alle discriminazioni porti a nuove discriminazioni, la lotta al razzismo faccia sorgere nuovi razzismi, la lotta al sessismo faccia nascere un nuovo sessismo, la lotta alle superstizioni porti a nuove superstizioni e via dicendo. Che altro aggiungere? Orwell docet!
Mando un salutone a tutti voi e al vostro direttore sperando di non avervi tediato troppo.

Giuseppe Bizzarro
tel: 3334257929
e-mail: giubizza1@alice.it
website: http://www.webalice.it/giubizza1
blog: http://giubizza.blogspot.com

Commenti

  1. Caro Giubizza,

    non sapevo che avessi tante conoscenze di biologia. Chissà cosa dirà la mia amica Chiara (biologa professionista) quando leggerà il tuo articolo.

    Saluti Davide

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  2. Non è che ci sia bisogno di avere una laurea in biologia per sapere come avviene la fecondazione. Sono cose che ormai sanno (o almeno dovrebero sapere) asnche i bimbi delle elementari.

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  3. E i infatti il concetto è piuttoisto semplice seppure si faccia finta di non capire...

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  4. Bellissimo post! Speriamo che l'iniziativa ferraresca smuova qualcosa...

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  5. da donna e da studentessa di medicina,ti rispondo che dovresti documentarti meglio sull'embriologia umana prima di affermare che la madre ha la sola funzione di nutrire il feto!sono contraria all'aborto,perchè l'aborto è una scelta da ignoranti,ma non parlare di diritto alla vita perchè in questo mondo non esiste!
    M.

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  6. Cara donna e studentessa in medicina, capisco il tuo ragionamento e sono in parte d'accordo con te. Ma se è vero che il diritto alla vita in questo schifo di mondo di fatto non esiste ciò non vuol dire che non debba essere reclamato a gran voce.
    Inoltre se credi che la mia "affermazione" riguardo il rapporto madre-figlio durante la gravidanza sia errata ti inviterei, invece di limitarti a sparar sermoni, di esporre la tua conoscenza nel campo in modo da potermi illuminare meglio, cosa questa che non disdegno affatto.
    Che siano nozioni scenitifiche serie però...
    Ciao e grazie per il tuo contributo.

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  7. Sono medico in pensione e credo che l'affermazione di Giubizza riguardo i rapporti "nutrizionali" che intercorrono tra madre e figlio durante la gravidanza non sia affatto errata. Chi studia davvero medicina dovrebbe sapere che i condotti arteriosi e venosi che fanno da ponte e da filtro tra utero e placenta sono preposti allo scambio di nutrimento contro scorie alimentari oltre che di ossigeno contro anidride carbonica.
    Io ho prestato servizio per 20 anni nell'ospedale di Messina e 25 in quello di Catania e negli anni '70 ho fatto due aborti. Sono uscito da questa esperienza scioccato! Non solo per i motivi ontologici giustamente adotti da Giubizza ma soprattutto perché mi sono visto fare a pezzi dei veri e propri bambini con tanto di gambe, braccine, testa e torace! Ho subito fatto di tutto per diventare obiettore di coscienza (NON SONO CREDENTE!). Ancora oggi ricordando quelle esperienze mi sento un sicario mandato a compiere un omicidio dalla madre di quei piccoli esseri.
    Gli obiettori di coscenza tra il personale medico e paramedico erano appena il 20% alcuni anni fa e oggi sono oltre il 70%. Questo è un buon sengo, il segno che si sta prendendo atto di un qualcosa di fondamentale come la vita umana che non va presa alla leggera e superficialmente con tesi ideologiche strumentali a politiche demografiche e/o femministe.
    Sono d'accordo sul fatto che l'aborto è roba da ignoranti, da animali! Soprattutto oggi coi mentodi di contraccezione che ci sono. C'è bisogno di una sana educazione sessuale che insegni a gestire in maniera migliore quella grande forza vitale che è la sessualità umana, che insegni la contraccezione e il controllo della fecondità. Per questo sono contrario a provvedimenti macellai come l'aborto.
    Un salutone a tutti voi.
    Giuliano

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  8. Giuliano, per un momento avevo quasi creduto che tu fossi Giuliano Ferrara in persona...
    Scherzi a parte ti ringrazio vivamente per la tua bellissima testimonianza. Torna presto nel mio blog che le persone come te sono un vero raggio di luce.

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  9. Caro Giubizza, il tuo ragionamento non fa una grinza. Prenderei come esempio il Carmine di 'uomini e donne', è così che vanno trattate ste pernacchie.

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