L'era del figocentrismo

La campagna ideologica figocentrica concilia al femminismo più spinto il maschilismo più sciovinista. Mi vengono a mente le parole di Warren Farrell (http://www.warrenfarrell.org/; http://www.warrenfarrell.com/) nel suo libro “Il mito del potere maschile (http://www.amazon.com/Myth-Male-Power-Warren-Farrell/dp/0425181448) quando asserisce che “il femminismo più estremo va sulla stessa linea d’onda dello sciovinismo maschilista: proteggere al donna a ogni costo, fondandosi sulla figura della donna-bambina”. Ecco le donne, adagiatesi su di un protezionismo estremo.
Il femminismo paritario aveva come scopo la liberazione della donna dal giogo di un vero o presunto dominio maschile e patriarcale, la sua emancipazione e la parità e uguaglianza col sesso maschile. Secondo questo ideale le donne avrebbero dovuto interagire attivamente e fattivamente con gli uomini sotto tutti gli aspetti, mettendo al bando ogni sorta di passività e inerzia, la donna avrebbe dovuto divenire, da quel mero oggetto passivo e inerte, un essere umano attivo e fattivo, intraprendente e indipendente.
Le cose sono andate diversamente invece. Quel fenomeno chiamato “rivoluzione sessuale” non pare abbia preso piede come doveva, si è invece andati verso una deriva sessista fondata sull’esaltazione della donna fine a se stessa, un esasperato protezionismo verso il sesso femminile a scapito degli individui maschi dei ceti popolari.
La donna si è vista così cullare in una bambagia che di certo non l’aiuta ad assumersi quel ruolo di responsabilità e di crescita che le competerebbe. Le è stato concesso di poter uccidere i figli che porta in grembo, di scaricare le proprie frustrazioni sul partner, delle quote in parlamento in alcuni paesi, non pochi favoritismi sul posto di lavoro, ma non credo che queste cose abbiano davvero a che fare con una vera e propria emancipazione. Abbiamo visto crescere la colpevolizzazione, la denigrazione, la ridicolizzazione e la iperresponsabilizzazione del sesso maschile. Colpevolizzazione, ridicolizzazione, denigrazione e iperresponsabilizzazione dal sapore di dispetto infantile, ma che di certo non l’aiuta a guardarsi in faccia, farsi una vera e genuina autocritica al fine di potersi veramente migliorare e crescere sotto tutti i punti di vista.
Basti pensare ai provvedimenti protezionistici e antidemocratici volti a favorire le donne, provvedimenti che derogano ai più elementari principi di democrazia e dello stato di diritto. Così le cosiddette “quote rosa” storpiano la composizione del parlamento che non rispecchia più la volontà popolare; la presunzione di colpevolezza prevista per le molestie sessuali prevede che sia l’accusato a dimostrare la sua innocenza e non l’accusante la colpevolezza di quello, il tutto basandosi non sulle oggettive circostanze, ma su ciò che ha percepito la “vittima”, l’accusato deve dimostrare che per la vittima non c’è stata molestia! E le innumerevoli iniziative realizzate solo per donne derogano al principio del divieto della discriminazione sessuale. Si è stabilito che la maternità sia una scelta che può comportare anche il sacrificio della vita del figlio, ma fino a che punto la paternità è anch’essa una libera scelta? Per non parlare della questione degli alimenti che i mariti divorziati più “ricchi” delle loro ex mogli non versano a queste, e della casa coniugale che spetta in genere alla moglie anche in caso di divorzio per sua colpa. Mentre difficilmente si parla di tutti quei padri divorziati le cui madri impediscono loro di vedere i propri figli. E che dire, poi, degli innumerevoli casi di favoritismo sessuali verso le donne nell’ambito del lavoro, ma anche in altri campi del vivere quotidiano? Sembra di vivere in un’epoca di dispotismo femminile gestito dagli uomini.
Mentre le donne devono sempre essere destinatarie di particolari attenzioni, gli uomini devono sempre andare in automatico, cavarsela da sé. Così mentre gli uomini devono sempre conoscere la propria partner, le donne non hanno alcun obbligo di conoscere il proprio partner. Le donne possono dare tutto per scontato, sparare cazzate sul modo di essere e sulla sessualità maschile. Gli uomini devono approfondire le problematiche delle donne della sessualità femminile e non dare niente per scontato. Gli uomini a 40 anni chiedono ancora cosa piace o non piace alle donne, una ragazzina di 20 anni già sa tutto sugli uomini!
Non credo siano queste le basi per un miglior rapporto tra i sessi. La vita sociale sia unione, scambio, comunione, conoscenza reciproca. Crediamo che chi voglia attenzioni debba essere disposto (e anche disposta…) a darle e spesso ad anticiparle, magari sperando di riceverle in cambio. Sperando ma non pretendendo perché in amore nulla va preteso. Crediamo che vi sia il bisogno di un nuovo modello di sessualità umana di comprensione reciproca basata non su stereotipi e generalizzazioni banali, ma sul vissuto personale, sull’individuo nella sua specificità e nella sua complessità, nonché sulla conoscenza e la comunicazione psicofisica reciproca. Crediamo altresì che ogni individuo, maschio o femmina, sia un mondo da scoprire ognuno diverso dall’altro, spesso sorprendente nella sua complessa specificità.
Come ho già esposto, negli ultimi decenni si avverte sempre più forte la pressione di una sorta di senso di colpa storico che si cerca in tutti i modi di far ricadere sui maschi occidentali. Si cerca sempre più di creare una cultura dei rapporti di coppia oltre che e sociali a misura di donna in cui la parte maschile, fin negli aspetti più intimi, è sempre più colpevolizzata e stretta nell’osservanza di regole rigidamente incentrate sulle esigenze, vere o presunte, femminili.
Tutto questo si riflette, oltre che nei rapporti sociali, economici, personali, culturali, anche nell’ambito della vita di coppia. Da un punto di vista relazionale, le donne devono sempre essere comprese e capite senza mai comprendere e capire. Mentre troneggia la filosofia “gli uomini fanno schifo ma il mio uomo è diverso dagli altri” facilmente convertibile in “il mio uomo fa più schifo degli altri perché non ha capito al volo una mia piccola esigenza”. Per non parlare della propensione di tante donne di volersi impossessare dell’anima del proprio compagno, di essere padrona dei suoi sentimenti, di pretendere la massima dedizione, la massima perfezione, il massimo rispetto non curandosi che tutto ciò sia ben ricambiato. Spesso sono perfino gelose del suo passato, però poi sono gli uomini a essere gelosi e possessivi. Poi quando capiscono che il proprio partner ha conservato la sua autonomia, in quanto è impossibile impadronirsi di un altro essere umano, allora, ferite nel loro stupido e ottuso orgoglio di femmina, vanno via, fuggono vigliaccamente per non affrontare la realtà.
Negli aspetti più intimi, la moda che ultimamente ha preso piede nella cultura sessuale odierna è che l’uomo dovrebbe sempre seguire e adattarsi alla donna e mai la donna all’uomo. Dare soddisfazione a una donna pare sia diventata quasi una missione scatologica, il fine ultimo della vita di un uomo. Tanto che l’accusa del non soddisfare costituisce spesso una grande offesa, senza tener conto che chi non è soddisfatto una buona dose di colpa potrebbe benissimo averla. Questo perché si vorrebbe far intendere che il piacere femminile sarebbe più “difficile”, più complesso e più misterioso di quello maschile. Ora, a parte il fatto che non è affatto vero che il piacere maschile sia così facile e scontato come lo si vuol far credere dall’attuale ideologia sessuale figocentrica, vi sarebbero delle annotazioni al riguardo da fare.
Direi che, anche ipotizzando una coppia composta da A e B, in cui supponessimo che A abbia un piacere più “difficile” di B, ciò non vorrebbe dire che i rapporti sessuali tra i due debbano essere unilaterali e B debba “accudire” A mentre questo (o questa) non dovrebbe fare più di tanto. Non giustificherebbe A nel pensare solo al proprio piacere, seppure quello di B fosse più “facile”. Figuriamoci ora nel mondo reale, nella sua complessità e varietà, in cui il grado di difficoltà del piacere non solo non è così legato al sesso, ma è piuttosto individuale, ma nello stesso individuo varia continuamente a seconda di elementi non sempre individuabili. Figuriamoci quanto possa valere tale asserzione.
Molti articoli sul sesso fanno venire in mente la distinzione che facevano i giuristi del XIX secolo tra stato legale e stato reale: gli articoli affermano una cosa, ma la realtà dei fatti ne dimostra un’altra. Forse sembreremo un “complottisti” ma abbiamo la sensazione che la sessuologia più che una scienza sia una propaganda di un’ideologia sessuale che da un lato glorifica e complica la sessualità femminile e dall’altro si dà a una macabra campagna di banalizzazione e grettizzazione di quella maschile. Così mentre la sessualità femminile viene deresponsabilizzata, spogliata di ogni autonomia individuale e sottoposta a un’assurda potestà del partner, quella maschile viene abbandonata a se stessa, privata di qualsiasi sensibilità nei riguardi degli input femminili e soprattutto spacciata per una sorta di meccanismo automatico. Si vuole imporre una sessualità a misura di femmina, figocentrica, attenta solo alle esigenze femminili, vere o false che siano, privando i maschi di qualunque bisogno e qualunque necessità. Oggi parlare di sessualità vuol dire praticamente parlare di sessualità femminile.
La terminologia è importante. I termini utilizzati per definire un dato modo di essere o un comportamento influiscono sulla percezione che si ha di essi. La campagna ideologica figocentrica utilizza differenti termini per indicare ciò che è o fa un uomo o una donna.
Ecco alcuni esempi di questa terminologia discriminatoria:
• Se una donna innamorata non si dichiara è astuta; se un uomo innamorato non si dichiara è un vigliacco
• Se una donna divorziata si rifà una vita ha una buona capacità di recupero; un uomo è debole e non sa vivere da solo
• Se una donna divorziata resta sola è forte e affronta la vita in solitudine; un uomo non è riuscito a riprendersi
• Se una donna tradisce spesso ha il gusto del sesso; un uomo è debole, depravato e mascalzone
• Se una donna tradisce è per chissà quali motivazioni sublimi, magari perché è sessualmente insoddisfatta (così è pure colpa del partner, cornuto e mazziato…); se un uomo tradisce è perché è un porco (gli uomini sarebbero sempre sessualmente soddisfatti…)
• Se una donna si arrabbia perché tradita è offesa nella sua dignità personale; un uomo è ferito nel suo orgoglio di maschio (ben pochi uomini saprebbero definire in cosa consista questo presunto orgoglio “maschile”. Che sia un’invenzione femminile?)
• Se una donna è sessualmente insoddisfatta è colpa del partner (gli uomini sono sempre colpevoli); se un uomo è sessualmente insoddisfatto ha qualcosa che non gli funziona (le donne sono sempre innocenti)
• Se una donna guarda un uomo con desiderio se lo mangia con gli occhi; se un uomo guarda una donna con desiderio la “spoglia” con gli occhi (gli uomini fanno i “guardarobisti”?)
• Se una donna non fa bene il sesso è per l’inesperienza del partner; se un uomo non fa bene il sesso è per la “propria” inesperienza
• Se una donna vuole fare sempre sesso è una donna calda e passionale; se un uomo vuole fare sempre sesso è un arrapato cronico
• Se una donna ha uno scarso appetito sessuale è perché il desiderio femminile va nutrito e stimolato; se un uomo ha uno scarso appetito sessuale è freddo di chiamata e mezzo impotente
• Se una donna vuole passare subito all’atto sessuale ha un desiderio prorompente; se un uomo vuol passare subito all’atto sessuale è frettoloso e disattento
• Se una donna guarda gli uomini è perché ha il gusto verso il bello; se un uomo guarda le donne è un guardone
• Se una donna fa sesso in modo convulso è passionale; un uomo è un imbranato
• Se una donna ama i giochi erotici ha un erotismo complesso, se un uomo ama i giochi erotici è perché ha una sessualità primitiva o, peggio, infantile
• Se una donna ama il sesso orale è perché ha una sessualità intensa; un uomo è un fissato
• Se una donna (e questo è il pezzo forte, tenetevi!) ha difficoltà a eccitarsi è sessualmente demotivata; un uomo fa cilecca o ha “disfunzioni erettili” (sempre il concetto macchinistico della sessualità maschile!)
• Se una donna ha l’eccitazione lenta è perché va “scaldata” lentamente (il sesso è una partita di calcio…); se un uomo ha l’eccitazione lenta è “moscio” e ha bisogno del viagra (l’uomo deve sempre “funzionare” come si “deve”…)
• Se una donna ha difficoltà orgasmiche si parla di anorgasmia; se un uomo ha lo stesso problema si parla di “incompetenza” eiaculatoria (per eiaculare bisogna fare un master?)
• Se una donna viene dopo due secondi dall’inizio del rapporto (non è affatto impossibile, anzi…) è perché ha una sessualità impetuosa; gli uomini hanno l’eiaculazione precoce
• Una donna che si masturba scopre il suo piacere e il suo corpo e arricchisce la sua sessualità; un uomo è un segaiolo frustrato
• Una donna va accettata come è; un uomo deve cambiare per amore.
Insomma per gli uomini c’è sempre il terminuccio “simpatico”, c’è sempre la motivazione e la causa più grezza, più bassa, più ridicola per ogni loro cosa. Mentre per le donne è sempre tutto sublime, divino, gaudioso. È come se l’essenza femminile fosse lasciata libera di spaziare in vasti campi, ogni cosa che fa una donna è sempre sublime, divina, misteriosa. Mentre l’essere maschile deve sempre attenersi a rigidi protocolli e quando sgarra scatta la pena ingiuriosa. L’uomo deve sempre conformarsi ai tempi e ai metodi della donna e mai la donna ai tempi e ai metodi dell’uomo. Ogni cosa faccia un uomo è sempre per ragioni di grettezza e bassezza, spesso portata al ridicolo. C’è questo macabro gusto di ridicolizzare il maschio e tutto ciò che è maschile, questo considerare gli uomini come se non fossero di carne ed ossa. Oppure, peggio ancora, il compatirlo con toni materni e di un’inopportuna quanto ipocrita “pietà”, come se fosse un bambino impacciato.
Anche le soluzioni proposte per risolvere i medesimi problemi sono diversi più per motivi di pregiudizi che non per necessità reali. Se una donna ha difficoltà in qualcosa ha bisogno di qualcosa che le venga dato dagli uomini in generale o dal partner in particolare, se un uomo ha lo stesso problema deve trovare da sé la soluzione. Un esempio attinente la vita sessuale lo abbiamo oggi col viagra: sono convinto che la maggioranza degli uomini che prendono questa stupidissima pillola non ne abbia bisogno veramente. È solo in ossequio allo stereotipo culturale del maschio arrapato che viene consigliato questo orribile farmaco. Questi ritrovati non ci propongono maggior piacere, un orgasmo più intenso, un'esperienza sessuale più appagante, ma ci garantiscono di non sfigurare con la nostra partner, di non lasciarla delusa, di poter emulare le performance di un attore porno. La donna prima e al centro di tutto!
Nel sesso oggi c’è chi è “precoce” e chi è “tardivo”, vi sono “competenze” e “incompetenze”. Non vi sono tempi che variano a seconda degli individui, delle situazioni e dei momenti.
Se diamo uno sguardo ai tempi coitali negli altri mammiferi possiamo notare come la cosiddetta eiaculazione precoce o ritardata siano mere invenzioni della sessuologia figocentrica che pretende di conformare l’uomo ala donna, storie volte a conformare il piacere maschile a quello femminile.
Come ben sappiamo oggi è di moda spacciare la sessualità femminile per un qualcosa di estremamente complesso e quella maschile per un meccanismo automatico semplicistico.
La sessuologia mi sembra quasi una teologia moderna. Così come la teologia non studia e analizza, ma propaganda ed enfatizza l’oggetto del suo “studio”, così fa la sessuologia che ricalca i solchi dei pregiudizi e degli stereotipi propagandando modelli sessuali schematici. Nella teologia il protagonista è dio, il suo interlocutore è l’uomo, il peccato e l’imperfezione umana sono le mancanze che separano l’uomo da dio e la grazia e la misericordia divina sono l’espiazione che unisce di nuovo creatore e creatura. Nella sessuologia il grande protagonista è la donna in quanto è la sua sessualità, o pretesa sessualità, che è al centro dell’attenzione e merita di essere studiata. L’uomo è il suo interlocutore, l’eiaculazione precoce o ritardata e la disfunzione erettile sono le mancanze dell’uomo che lo separano dalla donna e l’orgasmo femminile è l’espiazione dell’uomo che lo riavvicina alla donna.
Così la donna diventa una macchinetta a orgasmo comandato, una sorta di videogioco (quanti punti ho fatto al videogame? Quanti orgasmi ha avuto la mia donna?), uno schema che però fa illudere le donne di aver conseguito una loro emancipazione, le fa sentire importanti e le culla nella bambagia dell’irresponsabilità. Un po’ come le repubbliche popolari e i socialismi reali facevano illudere i lavoratori di aver conquistato il potere.
Persino un sessuologo italiano (Dottor Paolo Zucconi alla pagina (http://www.dr-zucconi.it/problema.php?articolo=voglia_orgasmo) ammette che “per motivi socio-culturali” deve essere il maschio a soddisfare la femmina e non viceversa.
Ecco il pezzo del sessuologo:
“Il mancato raggiungimento dell’orgasmo può far ipotizzare al sessuologo clinico una disfunzione sessuale denominata appunto “disturbo dell’orgasmo”. Nell’uomo tale disturbo si presenta nelle forme dell’eiaculazione ritardata e della eiaculazione impossibile che, secondo i clinici, rimandano a caratteristiche personologiche maladattive e a specifiche psicopatologie da trattare psicoterapicamente (NdR: e chi dice che la causa non sia un’altra invece?). Molto frequente è invece la mancanza o l’inibizione dell`orgasmo nella donna, particolarmente nelle nubili o sotto i 35 anni, definita “primaria” nel caso in cui non abbia mai avuto in vita sua un`esperienza ritmica con un inizio ed una fine, diversa dal massimo piacere (circa 8/10% delle pazienti), mentre l`anorgasmìa cosiddetta “secondaria”, subentrata successivamente spesso in seguito ad un evento traumatico, va riferita alla mancanza di esperienza orgasmica con il partner attuale, mentre si parla di anorgasmìa situazionale quando l`orgasmo viene raggiunto solo con certi partners o in particolari circostanze.
Nella valutazione clinica di una lamentata disfunzione orgasmica va sempre considerato il disfunzionamento sessuale di entrambi i partners (se entrambi presenti) per evitare che un`eventuale inibizione orgasmica femminile o la non sincronizzazione dell`eccitazione nel rapporto possano essere addebitate all`eiaculazione precoce del maschio. Infatti motivi socio-culturali portano più a premere sugli uomini affinché durante il rapporto soddisfino le donne che non viceversa per cui si è più facilmente propensi a vedere nel mancato controllo orgasmico una disfunzione eiaculatoria piuttosto che un problema solo o anche del partner femminile
(NdR: ecco! Alla faccia della “scienza”!).
La soluzione più pratica ai vari disturbi dell’orgasmo è quella di partecipare, dopo accurata valutazione clinica del problema, ad una terapia sessuale comportamentale di tipo mansionale (individuale e di coppia) con l’obiettivo terapeutico, in un arco di tempo previsto di circa 4/6 mesi in regime ambulatoriale con frequenza settimanale (in assenza di altri disturbi o psicopatologie associate), di aumentare la reattività sessuale e la ricezione consapevole delle proprie reazioni sessuali, favorendo piacevoli esperienze sensuali ed emozionali personali e di coppia. Relativamente al successo terapeutico del raggiungimento dell’orgasmo in donne che non l’hanno mai sperimentato neppure con la masturbazione la letteratura scientifica internazionale prognostica risultati molto più promettenti rispetto a quelle pazienti che lamentano solamente anorgasmia durante il coito.”
Questa è la “scienza obiettiva”! ho sempre saputo che una branca che si pretende scienza deve ricercare i motivi reali e non socio-culturali alias pregiudizi. Un certo Tolomeo ritenne “per motivi socio-culturali” che il sole ruotasse intorno alla Terra e, sempre “per motivi socio-culturali” questo modello rimase in auge fino a pochi secoli fa. Per motivi socio-culturali i negri erano considerati animali e ridotti in schiavitù, per motivi socio-culturali gli ebrei erano ritenuti “razza” inferiore e confinati nei ghetti e poi nei lager. Così per motivi socio-culturali solo la sessualità femminile o la pretesa sessualità femminile è considerata il vero fondamento della sessualità umana, mentre quella maschile è una pseudo sessualità, una sessualità satellite che deve ruotare intorno a quella femminile e conformarsi a questa. E se qualcosa non “funziona”, la “macchina” deve andare in revisione.
Così parecchie sedicenti sessuologhe donne ritengono di potersi ritenere tali pur conoscendo solo la presunta sessualità femminile, e spesso ammettono pure di non conoscere nemmeno una parvenza di quella maschile, pur continuando a ritenersi sessuologhe. Ma la cosa peggiore è che queste sedicenti sessuologhe spesso si sentono anche autorizzate a sparare stupidaggini su quella strampalata idea di sessualità maschile che hanno nel loro cervello, quando forse farebbero meglio a tenersi per sé certe assurdità.
Le critiche da farsi dell’attuale stato di rapporti degradati e quanto mai contorti tra i due sessi potrebbero riempire libri e libri. Difficile stabilire colpe e responsabilità. Ma forse è un po’ come la sporcizia in città: siamo tutti un po’ colpevoli e un po’ innocenti. Con questo voglio dire che quando osserviamo una problematica di massa, ossia che coinvolge numerosi soggetti i quali, a loro volta, sono stati formati da altri numerosi soggetti, quali scuola, famiglia e così via, determinare di chi sia la colpa di una certa situazione critica è particolarmente difficile e forse inutile e fuorviante. Meglio analizzare le cose e vedere di trovare delle vie di uscita.
Crediamo che pochi abbiano il coraggio di affermare che gli attuali rapporti tra uomini e donne siano al top dell’intesa, e che non stiano degenerando giorno dopo giorno. Dubito che qualcuno possa affermare che sotto tutti gli aspetti non ci sia confusione e smarrimento. C’è chi si ripiega in facili risposte fataliste e biologiste, del tipo “così è sempre stato” oppure “le donne sono così e gli uomini sono cosà” o peggio “è normale che sia così”, “è la natura”, e cose del genere. C’è chi cerca soluzione facendo appello al fatto che siamo esseri razionali, abbiamo la ragione e la parola, e sarebbe buona cosa utilizzarle anche nei contesti più “animaleschi”. Del resto ci sarebbe da considerare quanto di calcolato vi sia nel sesso, stabilire quando è il momento opportuno, fissare incontri, eludere eventuali persone per nascondere la relazione. Non è che sia poi tutto così istintivo nella nostra specie. Ma aldilà di punti di vista e soluzioni vorrei esporre la situazione odierna.
Se noi guardiamo bene la realtà, mai fino a oggi c’è stata una diffidenza così elevata tra le due metà del cielo. Mai come oggi gli individui dei due sessi sono stati irreggimentati trincerati dietro un muro.
Viviamo un’epoca piena di contraddizioni, disponiamo di alta tecnologia, ma vaste aree del mondo vivono all’età della pietra; si produce ogni giorno una ricchezza spropositata, ma la maggioranza dell’Umanità vive in condizioni disagiate. Per ciò che riguarda il sesso, ci atteggiamo a persone aperte ed evolute, si parla di sesso dappertutto lo si sbandiera in tutti i modi ai quattro venti, ma siamo ancora vincolati a schemi di comportamenti retrivi e antiquati.
Forse non si è fatta molta strada nelle relazioni sessuali. Almeno non nel verso sperato. Facciamo una distinzione di livelli: quello che definirei non intimo o primo livello e quello intimo.
Nel primo livello riguarda l’approccio con l’altro sesso in cui rientrano tutte quelle cose attinenti la vita quotidiana, tipo uscire, andare a cena, al cinema e così via.
Nulla ci sarebbe di male se tra uomini e donne si sviluppasse una certa apertura mentale che porti alla reciprocità. Le donne spesso si lamentano del fatto che se le ragazze un giorno decidono di lasciarci andare e stare con più ragazzi vengono definite “troie”, mentre se i ragazzi fanno la stessa cosa verrebbero definiti “playboy”. Ci sarebbe da dire che in verità gli uomini vengono definiti “porci” o “mascalzoni” o “fetenti” e robina del genere. Ci sarebbe però da vedere se la ragazza che fa sesso con molti uomini lo fa disinteressatamente. Se si, credo che una persona di buon senso la chiama libertina, se no, cioè lo fa per secondi scopi, magari neanche dichiarati, allora direi che l'appellativo di “zoccola” se lo merita. Non perché fa molto sesso, ma perché lo fa in modo sporco, gioca sporco. In genere gli uomini fanno sesso disinteressatamente, ma per le donne è sempre così?
Poi non si capisce il fatto che fanno tanto le “sentimentali” che non fanno sesso solo fine a se stesso e poi si preoccupano di queste cose. Ma insomma sono solo chiacchiere, questioni di principio o siono davvero e sinceramente interessate a fare sesso con molti uomini per divertirsi?
In tal caso sarebbero disposte a farlo anche coi poveracci? Con chi non ha manco i soldi per comprarsi una 500 scassata? O sono interessate solo a incrementare il vostro giro di "affari" senza voler essere giudicate?
Altra cosa: chi chiama "zoccola" la ragazza che fa sesso con molti uomini per la maggior parte sono le donne stesse. Prima si definiscono tali tra loro poi si lamentano. Stai a vedere che il problema è che ognuna vuole che l'appellativo sia dato a tutte le altre tranne che a se stessa? Certo che la concorrenza è una cosa che ha delle leggi ferree
Ma com'è poi che si fanno questi problemi quando poi ragazze disposte ad andare in giro mezze nude senza la paura di essere chiamate “zoccole” se ne trovano sempre. Ragazze disposte a fare sesso col capufficio per avere favori in campo di lavoro senza la paura di essere chiamate “zoccole” se ne trovano sempre in quasi tutti i posti di lavoro. Ragazze che fanno le orge col divo di turno (cose che accadono davvero) perché bello, ricco e famoso senza la paura di essere chiamate “zoccole” se ne trovano sempre. Ragazze disposte a farsela con gli uomini fidanzati o sposati e magari a rovinare le famiglie senza avere paura di essere chiamate “zoccole” se ne trovano sempre. Lo stesso dicasi per le donne che fanno sesso a pagamento (che poche non sono) e per le modelle che posano per soldi.
Ora quando si tratta di far sesso con un uomo comune, magari senza averne niente in cambio si pongono tutte queste "preoccupazioni" e interessa loro tanto l'opinione altrui.
Quando si tratta di fare veramente le “troie” non sussistono problemi, quando invece si tratta di fare sesso disinteressato allora"Eh, non posso altrimenti dicono che sono una troia!".
Se poi le donne sono proprio imbranate, allora diamo pane al pane e vino al vino e chiamiamole per quello che sono, diciamo chiaramente che sono “imbranate”, senza tirare in ballo scuse su presunti obblighi comportamentali degli uomini e delle donne.
A tal riguardo a tutt’oggi, mentre veicoli spaziali e satelliti sfrecciano sulle nostre teste, esistono due visioni del rapporto tra uomo e donna: uno è quello dei giochi, l’altro quello della caccia.
Secondo il concetto dei giochi tra due persone di sesso opposto che si piacciono si aprirebbe una sorta di partita in cui uno gestisce l’altro. Vi sarebbe, e purtroppo vi è davvero ancora, una parte attiva, in genere l’uomo, e una passiva, in genere la donna. Ora spesso vi sono tesi contraddittorie riguardo la gestione di questo fantomatico gioco. Alcuni affermano che è la parte attiva a gestirlo in quanto stabilisce le mosse, secondo altri invece sarebbe proprio la parte passiva in quanto è questa a scegliere quali mosse accettare e quali rifiutare. Secondo il mio modo di vedere si tratta di un insieme di schermaglie e giochetti da mentecatti che niente ha a che vedere con quella genuinità che dovrebbe animare i rapporti umani.
Secondo lo schema della caccia vi sarebbe tra uomo e donna lo stesso rapporto che intercorrerebbe tra preda e predatore. In genere l’uomo viene definito come cacciatore che va alla ricerca delle donne che sarebbero prede. direi che questo schema è piuttosto assurdo, perché lo scopo e le conseguenze della caccia sono completamente diverso dallo scopo e le conseguenze di una relazione sessuale o sentimentale che sia. Il predatore deve stanare la preda, inseguirla, catturarla, ucciderla e mangiarla. Ciò porta alla morte della preda la quale, ovviamente, sarà tenuta a evitare la presa del cacciatore il più possibile, perché è in gioco la propria esistenza. Non pare che tra uomo e donna accadano le stesse cose, anzi in genere l’uomo tende a proteggere la donna, cosa completamente inversa. Non si è mai visto un uomo che catturi una donna per mangiarsela e quindi ucciderla. Pare che un uomo cerchi una donna voglia più che altro far sesso con lei o condividere dei sentimenti. E non pare che alle donne la prospettiva dispiaccia più di tanto. Anzi se una donna non interessa all’uomo che lei vorrebbe non è che la prenda bene e se invece non è interessata allora non bisogna insistere più di tanto. Invece il cacciatore deve comunque agire contro la volontà della preda. Le donne anzi spesso vanno esse stesse alla ricerca di uomini, pur senza prendere iniziative esplicite, perché nulla in fondo glielo impedisce. Sembrerebbe che gli scopi di una relazione siano piuttosto simmetrici e pertanto questo schema è molto poco azzeccato.
Una degenerazione del paradigma del cacciatore è quella del rattuso e guardone eternamente arrapato. Molto diffusa dopo le famigerate commedie italiane degli anni settanta. Commedie che rappresentano l’apice della ridicolizzazione del sesso maschile e che ancora oggi è carica di conseguenze.
Certo gli uomini per lungo tempo sono stati cacciatori, ma all’interno delle rispettive tribù, nell’ambito delle primitive suddivisioni delle mansioni sociali. Le donne raccoglievano e gli uomini cacciavano. Ma cacciavano selvaggina non certo le femmine della propria specie. Con queste stabilivano rapporti molto diversi e forse molto più aperti, elastici e spontanei di quelli ottusamente rigidi odierni.
Tornando ai nostri tempi, c’è bisogno di una maggiore consapevolezza del fatto che quando si ha a che fare con una persona dell’altro sesso che ci interessa, si innescano emozioni, imbarazzi, impacci, comuni sia alle donne che agli uomini. La cretinaggine del “Buttati, male che va ti dice di no” detta agli uomini, la dicono in genere le donne. Un uomo ben conosce l’imbarazzo che può provare davanti a una donna che gli piace e il dispiacere che consegue un eventuale rifiuto.
Le donne agiscono con gli uomini ragionando in modo meccanicistico e superficiale, dando per scontate cose che non lo sono. Gli piaccio: ci proverà. Non ci prova: non gli piaccio, quindi è frocio (ogni donna ritiene di dover piacere a ogni uomo). Prova qualcosa: agirà così. Prova altro: agirà colà. E stupidaggini del genere.
Le donne dimostrano di andare difficilmente oltre le parole. Una frase sciocca sembra valere per loro più di uno sguardo, un discorso più di un fremito. Le espressioni, i linguaggi del corpo dovrebbero penetrare nell’anima. Tutto invece deve essere loro spiattellato in faccia come a un povero ritardato, altrimenti non capiscono o, peggio ancora, fingono di non capire.
Se le donne imparassero a dare rispetto, ammirazione, apprezzamento e, last but not least, soddisfazione allora potrebbero iniziare ad aspirare a ricevere in cambio rispetto, ammirazione, apprezzamento e soddisfazione dall’altro sesso. Se un giorno dovessero farla finita col ritenere certe cose come diritti loro connaturati e iniziassero a ragionare in termini di interazione con un altro essere umano, quel giorno avrebbero fatto un reale passo di crescita ed emancipazione.
Per ciò che concerne invece il livello intimo, a tutt’oggi ci si aspetta che sia l’uomo fare avances e proposte. A dire il vero non vedo cosa abbiano o cosa manchi alle donne che impedisca loro di fare avances e proposte sessuali. Anzi, seguendo una certa logica si potrebbe affermare che spetti alla donna fare proposte intime all’uomo. Soprattutto oggi che gli uomini rischiano non di rado la galera per le loro iniziative sessuali. Ma anche perché le risposte fisiologiche femminili non hanno manifestazioni evidenti, quelle maschili si. Una donna può farsi un’idea, per quanto approssimativa, se un uomo è soddisfatto o meno (cosa per niente scontata, come ritengono molte donne, ma un certo indice di manifestazione comunque c’è). Un uomo invece non può saperlo per niente, ma attenersi a quanto lei gli riferisce.
In virtù di questo fatto si potrebbe ritenere più normale che una donna che abbia voglia di fare sesso lo chieda lei o faccia quanto lei sa fare per cominciare le “danze”. Se è lei a chiederlo o a cominciare è molto più probabile che sia ben predisposta. Questo almeno le prime volte, poi pian piano si imposta una reciprocità anche a questo livello.
Ci sarebbe però da dire che molti affermano che, essendo il desiderio sessuale maschile maggiore di quello femminile, l’uomo sarebbe più portato a chiedere e ad essere sessualmente disponibile. Ciò comporterebbe tutta una seria di conseguenze. In verità io credo che il desiderio sessuale, potendo essere soddisfatto anche in proprio, non è tutto ciò che spinge all’unione con l’altro sesso. La voglia di stare con l’altro sesso può nascere da diverse spinte, certo principalmente quella fisiologica, istintiva, ma anche tante altre. ad ogni modo io penso che impegnandoci potremo trovare tute le argomentazioni che vogliamo per sostenere o la tesi che l’iniziativa spetta la maschio o che spetta alla femmina senza uscirne più. Forse la soluzione più sensata sarebbe un rapporto equo in cui vi sia rispetto e tolleranza reciproca, oltre che spontaneità e non si pretenda l’impossibile dall’altro. Se ci pensiamo a quante cose ci si aspetta dagli uomini, un uomo deve approcciare, invitare, provarci, chiedere, l’uomo deve pure tentare di capire se lei è soddisfatta. L’uomo deve fare tutto, ma le donne sono vive?
La passività della donna si riflette molto nelle cosiddette “tecniche di seduzione”. Quelle maschili sono piuttosto attive e fondate sul fare. Quelle femminili sono in genere passive, fondate sull’esibirsi, sul mettersi in mostra.
Una nota vorrei falra riguardo i documentari sull’accoppiamento degli animali. In alcune specie di animali, quando sovviene la stagione dell’amore, maschi e femmine iniziano a emettere feromoni. I maschi, attratti dai feromoni femminili tentano di accoppiarsi con le femmine le quali, dopo varie schermaglie si accoppiano.
In altre specie invece, come i leoni, spesso si vede che sono le femmine ad andare dal maschio i leoni. Una volta in uno di questi documentari vidi la scena di un leone che guardava nella direzione di una leonessa, questa a un certo punto gli corse incontro tentando di saltargli addosso, ma lui si tira indietro facendola cadere e se ne va. Il conduttore diceva “Ogni avance del maschio viene da questo momento respinta”. Però in realtà a me parve che le avances le facesse la femmina. A volte ho come l’impressione che si voglia affermare il principio dell’iniziativa maschile anche quando questa non c’è e anche nei documentari naturalistici. Questo fatto mi fa sospettare di non poco riguardo l’origine naturale di tale schema. A parte il fatto del nostro essere creature pensanti e consapevoli.
È difficile dire fino a che punto siano rigidi i comportamenti animali, ma di certo creature che non parlano e che non ragionano come noi è normale che si attengano a schemi fissati secondo la loro natura. Ma noi che invece ragioniamo e parliamo, siamo davvero altrettanto vincolati a degli schemi? Non potremo invece utilizzare le nostre capacità intellettive, che sono comunque nostre qualità evolutive, anche su questo piano? Per non parlare del fatto che noi non siamo quadrupedi e ciò vuol dire molto in certe cose…
Ma oggi anche un’altra piaga, un altro flagello imperversa nella vita sessuale e privata delle ragazze, soprattutto nelle società familiariste come l’Italia: l’intrusione dei genitori. Se per un certo tempo era stata esclusa, passata l’era ribellistica, oggi c’è forse un ritorno all’indietro anche su questo. Quella dei genitori è un’intrusione che viene più che mai incoraggiata e lodata dai più. Il padre è l’eterno protettore e la madre l’eterna (cattiva) consigliera. Così se la figlia si innamora, la madre farà di tutto per renderla odiosa agli occhi dello “spasimante”, ragazzo probabilmente piuttosto diverso rispetto a quelli dei tempi che furono ai suoi tempi. Non solo per un diverso approccio e rapporto tra i sessi, ma anche perché con le problematiche della vita precaria di oggi. Un uomo non ha certo la testa per mettersi appresso alle “stranezze” di una donna con la mentalità che c’è oggi. In molte trasmissioni televisive si è spesso visto come un fidanzato che tradisce una ragazza o “sgarra”, può subire anche delle vere e proprie minacce. Magari non nel senso fisico del termine, o almeno non sempre, ma perlomeno virtuale, attraverso interventi inopportuni e intrusioni in una vita di coppia che non dovrebbe riguardare nessun altro che non i soli due partner. Nel momento in cui la traditrice è la ragazza, lui viene invitato a perdonarla, a capirla, se non addirittura incolpato.
E mentre non poche ragazze e donne restano vita natural durante attaccate ai pantaloni di papà e alla gonna di mamma, i ragazzi e gli uomini portano la nominata di “mammoni”. Un altro degli innumerevoli difetti che nei fatti fa capo alle donne ma di nome è attribuito agli uomini.
A tutt’oggi le donne sono sotto l’alea protettrice di qualcuno, se non è lo stato è ancora la famiglia. A tutt’oggi non sono molte le donna, in particolare quelle giovani, ad essere piuttosto lontane dalla condizione di individui atti a risolversi i problemi da sole, come persone adulte e vaccinate.

Commenti

  1. ho letto e ho apprezzato molto.
    Ottimo punto della situazione.

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  2. come donna noto di avere diversi vantaggi in questa società. Nel mio lavoro ho visto uomini discriminati a favore di altre donne e so che ciò che scrivi è melto vero, purtroppo.
    Non ci stiamo certo dimostrando migliori degli uomini come affermavano e affermano le femministe.
    Arroganza, prepotenza, presunzione, egoismo e voglia di potere non sono affatto estranee al sesso femminile. Questa credo sia la grande lezione del 20° e 21° secolo.

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