Giustizia


Giusto e sbagliato, colpa e merito, cosa sono mai queste cose? Etichette che affibbiamo a quei flussi di eventi che vorremo valutare col metro della nostra giustizia, della giustizia che applichiamo nella nostra società, ossia in quel flusso di eventi messi in atto da noi e dai nostri simili.
Ma cosa importa di noi all’universo? Che senso ha dire che una persona merita o non merita una certa “sorte”. Quando una persona che noi consideriamo buona e che si comporta bene si ritrova in una situazione sgradevole o chi consideriamo malvagio e immeritevole e gode di uno stato di benessere tutto ciò lo chiamiamo “ingiusto”, mentre al contrario troviamo sia giusto che il buono stia bene e il malvagio stia male in misura della propria bontà e malvagità. Misura, ma chi è che dà questa misura se non noi? Che altro vuol dire tutto questo se non che a noi piace che le persone che ci piacciono stiano in situazioni che troviamo gradevoli e al contrario desideriamo condizioni meno gradevoli per coloro che disprezziamo? Fin qui tutto legittimo, ma pretendiamo davvero che il cosmo, l’universo, il mondo che è al di sopra dell’umano e della volontà umana si conformi ai nostri gusti?
Ci comportiamo in una certa maniera che riteniamo positiva e ci ritroviamo in cattive acque e affermiamo che questo sia ingiusto, tiriamo in ballo presunti destini avversi, ingiustizie cosmiche, malocchi o castighi divini per eventuali nostre azioni maligne sconosciute a noi stessi. Ma cosa vuol dire “giusto” fuori dall’ottica della limitata volontà umana? Niente, solo una voglia di antropomorfizzare il corso degli eventi, di dar loro una volontà e un’intenzionalità come la nostra ma che invece è loro del tutto estranea.

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