Figocentrismo occidentale contro fallocrazia araba

Gli ultimi decenni hanno visto un crescendo di conflitti in vari campi e in varie parti del mondo, non solo tra le varie parti del mondo ma anche all’interno della comunità di un stessa area mondiale. Vediamo così la crescita dei conflitti per il controllo di fonti energetiche e risorse naturali mentre assistiamo un vero e proprio scontro tra le “civiltà” che si contendono tali risorse. L’aspetto che io vedo più eclatante nello scontro ideologico e culturale tra questi blocchi mondiali negli ultimi decenni non è tanto quello religioso. No, la religione è solo un veicolo di valori che si affianca agli ormai impareggiabili mass media, questi si che sono ormai il principale mezzo di propagazione di idee e valori. L’aspetto più eclatante negli ultimi decenni è lo scontro di genere, la guerra tra i sessi. Ma perché? Cosa potrebbero mai c’entrare la visione dei rapporti tra i generi con le risorse mondiali e con le classi dirigenti che se le contendono sotto l’occhio vigile e facendo il gioco del capitale mondiale?
Vorrei qui osare abbozzare un quadro di alcune mie ipotesi. Potrebbero essere anche inesatte, ma almeno spero di poter rendere tale quadro quanto più chiaro possibile.
Il capitalismo tende a massimizzare i profitti e quindi a spremere le qualità di ogni lavoratore al massimo mentre lascia emarginati una massa enorme di individui. In realtà tutti i sistemi sociali che si sono avvicendati nella storia tendono a fare questo, ma il capitalismo lo fa a ritmi serrati ormai piuttosto svincolati da quelli tradizionali della natura.
Il capitalismo controlla la produzione e la riproduzione della specie attraverso vari meccanismi e prende diverse conformazioni a seconda delle aree mondiali. Occidente vecchio in cui la maternità e la paternità non hanno valore in quanto vi è bisogno di poca manodopera e quindi poca riproduzione.
Terzo mondo con bisogno di manodopera a basso costo in cui paternità e maternità hanno valore in quanto c’è bisogno di far riprodurre i lavoratori.
Un altro fenomeno del capitalismo odierno, specie in occidente, è la messa in concorrenza di uomini e donne nei settori in cui possono lavorare entrambi e specializzazione di genere nei settori adatti più all’uno o all’altro genere. Lavori faticosi e rischiosi per lui, lavori protetti e segregati per lei. In occidente però i ruoli più tipicamente di genere servono relativamente poco, specie quelli femminili. Non serve la maternità in quanto c’è bisogno di poca manodopera, i mestieri faticosi sono diminuiti ma non scomparsi e comunque molti uomini fanno lavori a rischio. Ecco che le donne sono maggiormente “inoccupate” nei loro mestieri tradizionali e possono essere occupate in ruoli non rischiosi, non faticosi, ma tradizionalmente maschili in passato. Ecco che si amplia la gamma di settori unisex e mettere in concorrenza uomini e donne in questi settori comporta maggiore competizione tra lavoratori e quindi spinta verso il basso dei salari.
Le sottoclassi dirigenti, quelle che fanno capo a un certo blocco mondiale di potere, attuano nei loro ambiti le proprie strategie di controllo adatte ai contesti di loro pertinenza ed entrando in conflitto tra loro laddove gli spazi vitali e gli interessi di due o più blocchi mondiali si accavallano e si incontrano. Ma tutto questo è funzionale al capitalismo globale e alla classe dirigente mondiale.
Una delle sottoclassi che maggiormente si scontra con quella occidentale è quella araba. Questo perché il mondo arabo siede e cammina su quella fonte energetica oggi fondamentale al funzionamento della macchina capitalista odierna, il petrolio. Secondo molti Al Qaeda e gruppi terroristici vari potrebbero essere il braccio armato dei potentati finanziari e industriali arabi e le ideologie “maschilista” araba e “femminista” occidentale dei vessilli politici su cui questi due blocchi si scontrano.
Il femminismo occidentale potrebbe quindi essere una sorta di “maccartismo” da usare contro i gruppi finanziari e industriali arabi.
Ovviamente le ideologie di entrambi i blocchi nascono dalle loro peculiarità e dalle specifiche esigenze delle rispettive classi di potere, ma sono però alimentati ed enfatizzati come arma ideologica dell’uno contro l’altro.
Ma come avviene questo scontro ideologico che si riflette nell’ambito della stessa comunità occidentale nella guerra tra i sessi?
A me pare che si costruisca un modello di femminilità e un modello di maschilità, non ha importanza se vicino o meno al reale modo di essere di uomini e donne, quanto che tali modelli siano funzionali allo scopo. Il modello di femminilità è così propagandato come superiore, evoluto, il bene, e quello di maschilità come inferiore, brutale, gretto, il male. Si addossano i mali di cui soffrono le donne agli uomini e quelli di cui soffrono gli uomini vengono o sminuiti, o ignorati o addossati a loro stessi (vivono di meno perché non sanno salvaguardarsi, si suicidano di più perché più deboli, finiscono in mezzo a una strada perché incapaci e così via). La società viene addomesticata e addestrata ai valori veri o falsi della femminilità.
È probabile che nel mondo arabo avvenga il contrario, basti vedere il disprezzo del pericolo e il coraggio con cui combattono i guerriglieri iracheni paragonati alla avidità dei soldati occidentali, giusto per fare un esempio. Noi certo consideriamo fanatismo morire per una causa, imprudenza il disprezzo del pericolo, incoscienza il mettere a rischio la propria vita. Non dico che ciò non sia giusto, ma di certo i guerriglieri arabi la pensano in modo diverso visto il loro diverso modo di agire.
Non voglio dire che il nostro modo di vedere le cose sia “femminile”, ma che la propaganda rosa, l’enfatizzazione di un modello femminile più ideale che reale, sia presta molto al nostro modo di vedere le cose, al principio di prudenza, alla paura verso il pericolo, alla minimizzazione dei rischi. Lì dove serve ovviamente, perché le migliaia di lavoratori (uomini) che muoiono sul lavoro per dar da mangiare a moglie e figli, in condizioni di lavoro ad alto rischio, pare che sfuggano al criterio della massima prudenza occidentale.
In ogni caso i fenomeni che accompagnano lo scontro per la contesa di risorse energetiche tra occidente e islam si riflette nel maschilismo “fallocratico” e nel femminismo “figocentrico” e “vulvocratico” ormai degeneri all’interno dei rispettivi blocchi intercontinentali.
Ed eccoci servito il piatto dell’occidente “democratico” al femminile, dell’occidente femminista, l’occidente del regime figocratico imperante.

Commenti

  1. Ottimo articolo !


    ______________________
    Toshin-Raizen

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  2. se ti sente c., ovvero sensitive girl, crede che tu sei me che si autocommenta...

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  3. ideolgia femminista occidentale contro ideolgia maschilista mediorientale?
    Si può essere!

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  4. hai detto bene. anche se può sembrare assurdo sono le donne occidentali che hanno dichiarato guerra a tutto l'islam in quanto si sentono come delle crociate che combattono per la liberazione della donna in tutto il pianeta.E' come se io venissi in casa vostra e dicessi alle vostre donne "guardate che voi non siete felici perchè rispettate delle regole che non sono le vostre.fate come noi.noi abbiamo inventato la felicità". hanno inventato la felicità:chissà però perchè le popolazioni più infelici sono quelle occidentali e in particolare le donne(ricerca americana). saluti e forza maschi

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