Una natura orwelliana


Credo che chi è privo di ingenuità di sorta sappia quanto gli appelli alla natura umana richiamino, volenti o nolenti, velleità conservatrici. Le ideologie naturaliste si rifanno, bene o male, a un presunto ordine naturale delle cose e i sostenitori di esse, i quali oggi fanno sfoggio di un linguaggio che sembra uscito dai laboratori di ricerche, fanno appello a cose come l'istinto, la natura, caratteri innati, differenze di genere e via dicendo. Il tutto sarebbe, a loro detta, suffragato da ricerche altamente scientifiche quali studi sul funzionamento del cervello, sperimentazioni comportamentistiche in ambienti piuttosto artificiali e fittizi nonché quiz e test vari. Tutto condotto su soggetti adulti già formati in un certo contesto sociale e che quindi attestano cose riguardanti l'uomo medio odierno ma non come esso è divenuto tale.
Il fatto che in corrispondenza con determinate attività si attivino certe aree del cervello in certi soggetti non comporta affatto, come oggi è di moda affermare, che queste siano funzionalità innate perché è normale e ovvio che il cervello, con le sue aree che si attivano, sia frutto anche e soprattutto di capacità acquisite.
E questo solo fatto attesta la superficialità alquanto modaiola del naturalismo odierno che osa ammantarsi di "scientificità".

Ma si potrebbe anche citare l'enorme differenza degli svariati contesti sociali e culturali che gli uomini hanno creato nel corso della storia e che solo attualmente tende a restringersi verso un modello sociale più "omogeneo" ad opera della crescente integrazione delle varie società umane in una società globale. Differenza negata o minimizzata dai naturalisti i quali vorrebbero ricondurre, con uno "scientifico" effetto Flinstone, tutte le società umane, odierne e passate, in un unico schema valido per... la natura umana.

I naturalisti più o meno conservatori (ma tendenzialmente conservatori lo sono sempre seppure più o meno onestamente) agitano quel ritrito e stupido spauracchio che vorrebbe essere una "argomentazione" valida a sostegno delle proprie tesi (ma sembra tale solo perché è ad alto impatto emotivo) su un presunto collegamento tra le tesi sociologiche sulla versatilità, o "plasmabilità" come loro la chiamano, degli esseri umani e quelle "ideologie sull'uomo nuovo" che sarebbero state nientepopodimeno che alla base di dittature quali quella dell'Unione Sovietica e compagnia bella.
Ma, seppure tutto questo fosse vero, prendere sul serio quelli che non sarebbero altro che meri pretesti ideologici di sistemi politici che si fondano su basi in realtà molto più materiali e terra terra, è a mio parere segno o di profonda ignoranza e stupidità o di marcia mala fede e disonestà intellettuale.

Ma il non plus ultra della paranoia naturalistica è il richiamo alla dittatura "orwelliana" che scaturirebbe se la società dovesse essere "gestita secondo i principi sociologici della plasmabilità dell'essere umano". Quanta faciloneria in tutto questo!
Primo: mi riesce difficile credere che una società si formi sulla base di meri principi.
Secondo: quella che i naturalisti definiscono come "plasmabilità" dell'essere umano, e che viene da loro estremizzata molto oltre le intenzioni delle tesi sociologiche più serie, non è una cosa che di per sé porti a chissà cosa. Solo la paranoia ostentata da chi è disposto a difendere le proprie tesi anche ricorrendo ad argomentazioni assurde può portare a giungere a conclusioni tanto strampalate.
Terzo: la dittatura orwelliana, ossia che si rifà al famoso libro 1984 di Orwell, è solo una finzione letteraria che non è mai esistita in realtà.

Però ok, prendiamo pure per valida almeno in linea simbolica la dittatura orwelliana. Andiamo allora a rispolverare il libro di Orwell e vediamo su che principi questa dittatura si baserebbe.
A pagina 137 del libro edizione Oscar Mondadori che ho a casa trovo scritto (cito testualmente): "Wiston apprese, stupefatto, che - con l'unica eccezione rappresentata dal caporeparto - alla Pornosez lavoravano solo ragazze, in omaggio alla teoria secondo cui i maschi, i quali rispetto alle donne potevano vantare un minore controllo dei loro istinti sessuali, avrebbero più facilmente corso il rischio di essere corrotti dalla sporcizia che manipolavano".

Pensate un po': il Grande Fratello orwelliano, incubo ricorrente degli strenui difensori della natura umana di stampo evoluzionista e biologista, conseguenza estrema della negazione degli innati istinti e delle innate tendenze umane, si fonda su quello che forse è il principio naturalistico per eccellenza: la "disparità ormonale" tra i sessi!


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