Giovenale contro le donne

http://bacheca.lett.unisi.it/master/valentina/livello%20A/Modulo%20letterario/BELTRAMI%20MENCACCI%20Folder/giovenale.pdf GIOVENALE
Contro le donne
(Satira VI)
a cura di Franco Bellandi
Credo proprio che Pudicizia abbia soggiornato in terra ai giorni del regno di Saturno e a lungo si sia lasciata vedere, allorché una fredda spelonca offriva una modesta dimora e racchiudeva insieme sotto la stessa ombra il focolare e il Lare e il bestiame e i padroni, allorché la moglie montanara preparava un rozzo giaciglio con fronde e paglia e con le pelli delle belve dei dintorni, certo non simile a tè, o Cinzia, ne a tè, a cui gli splendidi occhi turbò la morte d'un passero, ma pronta ad offrire ai robusti figli le mammelle da succhiare e spesso più scarmigliata del marito che rutta rigurgitando il suo pasto di ghiande. Certo allora, quando il mondo era appena nato e giovane era il cielo, ben diversamente vivevano gli uomini, che - sbucati da una fenditura delle querce o plasmati col fango - non ebbero genitori umani. Molte tracce dell'antica (Pudicizia) forse (o alcune almeno) si saranno mantenute ancora sotto il regno di Giove, ma certo quando a Giove non era ancora spuntata la barba, quando ancora non c'erano i Greci pronti a giurare sul capo... altrui, allorché nessuno aveva da temere ladri per i suoi cavoli e le frutta e perciò si viveva senza chiudere l'orto. Ma poi, a poco a poco, Astrea cominciò a ritirarsi presso gli dei superni in compagnia di Pudicizia e le due sorelle finirono per fuggire insieme dal mondo. E usanza invalsa da assai gran tempo, o Postumo, quella di sconquassare il letto altrui e farsi beffe del Genio del sacro talamo nuziale. Ogni altro delitto fece spuntare in seguito l'età del ferro: ma già l'età d'argento vide i primi adulteri.
E tuttavia, coi tempi che corrono, tu prepari il contratto il patto nuziale e la cerimonia di fidanzamento e già ti fai acconciare i capelli da un maestro parrucchiere e forse hai già messo al dito della futura sposa l'anello che ti impegna? Certamente tu eri sano di mente: prendi moglie, o Postumo? Dimmi da quale Tisifone, da quali serpi sei sconvolto. Puoi sopportare una qualsivoglia padrona, quando al mondo ci son tante corde per impiccarsi, quando i si spalancano nel vuoto alte e vertiginose finestre, quando ti si offre nelle vicinanze il ponte Emilio? oppure, se fra le tante possibili proprio nessuna forma di suicidio ti piace, non ritieni forse meglio far dormire con tè un ragazzino? Un ragazzino che di notte non imbastisce litigi, non pretende regalini di sorta per il solo fatto di giacersi lì con tè, nè si lamenta che tu risparmi i tuoi fianchi e non ansimi secondo i suoi ordini.
Ma a Ursidio piace la legge Giulia: medita di riconoscere, sollevandolo in braccio, un dolce erede, anche se questo comporterà la rinuncia alle grasse tortore, alle triglie barbate, alle lusinghe interessate del mercato. C'è cosa che ti sentiresti di escludere se qualcuna si sposa con Ursidio? Se colui che un tempo è stato il più famigerato fra gli adulteri già è in atto di porgere lo stolido capo al cappio del matrimonio, lui che tante volte, come in scena Latino sul punto di essere ucciso, per salvarsi si nascose in una cesta? E che dire del fatto che ha anche il coraggio di cercare una moglie dai costumi all'antica? o medici, praticategli un salasso! ehi, tu, bei tomo: prosternati adorante sulla soglia del tempio capitolino e offri in sacrificio a Giunone una giovenca dalle corna indorate, se mai ti sarà toccata in sorte una sposa dalla bocca non contaminata ( tanto poche ormai sono le donne degne di toccare le bende di Cerere, le donne dei cui baci non abbia paura lo stesso padre!): su, appendi una corona alla porta e stendi fìtti festoni di edera attraverso la soglia! Un solo uomo basta a Iberina ma più alla svelta otterresti da lei che si accontentasse di un solo occhio! Eppure gode di gran fama una tale che vive in campagna, nel podere paterno. Viva a Gabii così come ha vissuto in campagna, viva così a Fidene ed io faccio tanto di cappello al campicello paterno!
E tuttavia chi può affermare con sicurezza che non abbia fatto proprio nulla sui monti o nelle spelonche? a tal segno sono invecchiati Giove e Marte? Sotto i portici ti si può forse indicare una donna che corrisponda degnamente alle tue richieste? o forse il teatro in tutti i suoi settori possiede la donna che tu possa fare oggetto di un amore scevro da preoccupazioni e di lì scegliere per tè? Quando con movenze effeminate Battilo danza la pantomima di Leda, Tuccia non domina più gli stimoli del basso ventre, Apula emette guaiti come nell'amplesso, all'improvviso e con un lungo gemito; Timele, invece, sta a guardare tutta intenta: Timele appetto a quelli inesperta... apprende! Ma altre, quando ogni anno i sipari chiusi in deposito giacciono a riposo e — una volta vuoto e chiuso il teatro - solo i fori risuonano di voci, e dalla fine dei ludi Plebei all'inizio dei ludi Megalesi manca ancora un bei po' di tempo, afflitte stringono fra le mani, palpeggiandoli, la maschera e il tirso e le... mutandine di Accio. Urbico nella farsa finale dell'atellana eccita il riso con i gesti di Autonoe: è questi che Elia ama, nella sua povertà. Ma per queste altre è a suon di soldoni che si scioglie la fibbia di castità dell'attore di commedia, vi sono poi di quelle che rendono impossibile a Crisogono di cantare, Ispulla si gode un tragico: o ti aspettavi forse che amassero Quintiliano? Tu accogli in casa una sposa da cui sarà reso padre il citaredo Echione o Glafìro o Ambrosio, flautista del coro. Innalziamo lunghi palchi negli stretti vicoli, si adornino gli stipiti e la porta di grandi corone d'alloro, perché a tè, o Lentulo, dalla sua culla a baldacchino, intarsiata di tartaruga, il nobile pargoletto rammenti, riproducendone esattamente le fattezze, Eurialo il mirmillone! Sposa di un senatore, Eppia ha seguito una squadra di gladiatori sino a Faro, al NiIo e alle famigerate mura di Lago, spingendo persino Canopo a condannare scandalizzata la mostruosa immoralità di Roma. Immemore della casa, dello sposo e della sorella, essa nulla concesse all'amor di patria, e sciagurata abbandonò i figli in pianto e – cosa ancora più degna di stupore - i giochi e Paride! Ma sebbene, fanciulletta, avesse dormito in mezzo allo sfarzo fra le piume del nido paterno, in una culla adorna di ricami, seppe sprezzare i pericoli del mare (già da un bei pezzo aveva mostrato disprezzo per il suo buon nome, la cui perdita, del resto, tra le morbide poltrone dei salotti è considerata cosa da nulla). E dunque sopportò con animo fermo i flutti del Tirreno e il lungirisonante Ionio, sebbene per tanti mari diversi dovesse passare. Se c'è una ragione giusta e onorevole per affrontare un pericolo, sono preda del timore e si raggelano nel pavido petto, ne sono in grado di reggersi sui tremolanti piedi: ma piena forza d'animo esibiscono quando c'è da osare qualche vergognoso misfatto. Se è su ordine del marito, è duro imbarcarsi; allora sì che la stiva emana un fetore insopportabile e vortica il sommo cielo attorno a loro: ma colei che va dietro all'amante, non ha problemi di stomaco! Quella di colpo inonda di vomito il marito, questa fra i marinai e prende la sua razione di cibo e passeggia su e giù per la nave e prova un vero godimento nel palpeggiare le ruvide gomene.
Eppure, per qual mai bellezza s'infiammò, da qual fulgore di gioventù fu conquistata Eppia? che mai ha veduto che valesse la pena di sentirsi chiamare la «gladiatora»? in effetti il suo Sergetto già aveva cominciato a radersi la gola e a sperare nel congedo per via delle ferite riportate al braccio; per non parlare delle numerose deformità visibili sul suo volto, come, per esempio, proprio in mezzo al naso un enorme bozzolo sfregato dall'elmo e il fastidioso malanno per cui uno dei suoi delicati occhietti colava di continuo. Ma era un gladiatore: ed è questo che li rende altrettanti Giacinti; questo ella antepose ai figli e alla patria, questo alla sorella e al marito. E il ferro quel che amano. Questo medesimo Sergio - una volta ricevuto il bastone del congedo - di colpo sarebbe cominciato a sembrarle tale e quale a Veientone! Ma tu ti curi di quel che è avvenuto in una casa privata, di quel che ha fatto un'Eppia? Volgi il tuo sguardo ai rivali degli dei, senti quel che ha dovuto sopportare Claudio! Quando sua moglie si accorgeva che il marito stava infine dormendo, sfrontata al punto di anteporre al talamo del Palatino un pagliericcio, da indossare nella notte un mantello con ampio cappuccio, l'Augusta meretrice lo lasciava, uscendo accompagnata da una sola ancella. Ed ecco, con una bionda parrucca a celare i neri capelli, entra nel caldo lupanare riparato da una vecchia tenda e nella stanzetta tenuta vuota apposta per lèi; e a quel punto nuda, con i capezzoli indorati, si offre ai clienti sotto lo pseudonimo di Licisca," e fa mostra del ventre che tè portò, o nobile Britannico. Accoglie con moine chiunque entra e chiede il prezzo delle sue prestazioni e giacendo senza interruzione assorbe in sé il seme di tutti. Infine, quando il lenone ormai congeda le sue ragazze, afflitta s'allontana e, non potendo ottenere di più, almeno strappa il permesso di chiudere la sua stanza per ultima, ancora in fiamme per la tensione dell'eccitata vulva e, spossata dai maschi ma non ancora sazia, si ritira e con le guance oscenamente luride, insozzata dal fumo della lucerna, porta l'odore del lupanare al talamo imperiale.
[Dovrei forse parlare dell'ippomane e delle formule magiche e del filtro fatto bollire e somministrato al figliastro? Più gravi colpe commettono spinte inesorabilmente dall'istinto imperioso del loro sesso e la libidine è solo il minore dei loro peccati]
«Ma come mai Cesennia è sposa irreprensibile, a sentire lo stesso marito?» Gli ha portato in dote un milione di sesterzi. A così alto prezzo egli è ben disposto a definirla pudica; non è che sia emaciato a causa dei dardi di Venere o che avvampi d'amore al tocco della sua torcia: è dal gruzzolo che sono accese le fiaccole, dalla dote provengono le frecce. La libertà si compra. Sotto gli occhi del marito può far cenni d'intesa e rispondere ai bigliettini d'amore dei corteggiatori: è vedova la donna ricca che si è sposata con un uomo avido di soldi!
«Perché Sertorio arde di passione per Bibula?» In verità, se vai infondo alla cosa, non è la moglie che ama, ma soltanto la sua bella faccia. Fa solo che le vengano tre rughe e la sua pelle si inaridisca e s'afflosci, le si iscuriscano i denti e gli occhi le si facciano più piccoli: «Fa' fagotto - le farà i dire da un suo liberto - e vattene fuori. Ormai ci hai stufato e poi ti soffi il naso di continuo. Vattene alla svelta e marsh! E’ in arrivo un'altra che ha il naso ben asciutto». Nel frattempo, però, è lei che, al calduccio, fa la regina ed esige dal marito pastori e pecore di Canosa e olmi di Falerno (suvvia... che sarà mai tutto ciò?!), tutti i giovani schiavi, interi stabilimenti servili, e tutto quel che manca in casa ma il vicino possiede, «si compri»! E a dicembre, quando ormai Giasone fattosi mercante è bloccato... alla vista e la bianca bancarella si leva come un ostacolo di fronte ai suoi marinai equipaggiati d'armi e bagagli, ella acquista e si fa portare a casa grandi vasi di cristallo e ancora più grandi vasi di murra, e poi il diamante più celebre e divenuto ancor più prezioso per aver ornato il dito di Berenice. Il barbaro Agrippa lo regalò un tempo all'incestuosa sorella perché lo sfoggiasse, là nella terra dove i sovrani celebrano le loro festività coi piedi scalzi e un'antica clemenza risparmia i porci, consentendo loro di invecchiare.
«Ma davvero nessuna trovi che t’appaia degna pur fra.così grandi schiere?» Sia pur bella, aggraziata, ricca, feconda, possa pur disporre in bella mostra sotto il suo porticato avi vetusti, sia più casta di qualunque fra le Sabine che un tempo, coi crini scarmigliati, seppero metter fine alla guerra (uccello raro sulla faccia della terra e davvero in tutto simile a un cigno nero!), chi potrà mai sopportare una moglie in cui si assommano tutte le qualità? Preferisco, sì, preferisco Venustina a tè, o Cornelia, madre dei Gracchi, se tu insieme con le tue grandi virtù mi porti il tuo gran cipiglio e mi metti nel conto della dote anche i trionfi della tua famiglia.
Riprenditi il tuo Annibale, te ne prego, e Siface sconfitto nel suo accampamento e con tutta la tua Cartagine trasloca di qui. «Pietà, ti scongiuro, o Peana, e tu, o dea, deponi le frecce; nessuna colpa hanno i fanciulli, trafiggete piuttosto la madre!» Così grida Anfione, ma Peana tende il suo arco. E dunque Niobe fece il funerale alle schiere dei suoi figli e al loro stesso padre, per essersi ritenuta più nobile della stirpe di Latona e pure più feconda della scrofa bianca. Quale serietà, del resto, quale bellezza può valer tanto da sentirtela metter sul conto ogni momento?
Persino da un bene raro ed eccezionale come questo non deriva alcun piacere, tutte le volte che in lei, guastata dalla superbia dell'animo, si trova più aloe che miele. Chi è soggiogato a tal punto dalla moglie da non averne ribrezzo e fastidio almeno per sette ore al giorno, anche se a parole la leva al cielo? Taluni difetti sono certo modesti, e tuttavia risultano intollerabili per i mariti.
Cosa c'è di più disgustoso del fatto che nessuna si reputa bella a meno che da Etrusca non si sia trasformata in Grecula, da Sulmonese in Ateniese verace? Tutto in greco e alla greca! [benché sia più vergognoso per le nostre donne ignorare il Latino] E’ in questa lingua che esprimono i loro tremori, in questa lingua danno sfogo alla loro ira, alle loro gioie, alle ansie, in questa riversano tutti i segreti palpiti dell'animo. Che dir di più? a letto ci vanno in greco! e si concedano tali vezzi alle ragazzine: ma tu, anche tu che senti battere alla porta gli ottantasei anni, ancora in greco...? in una vecchietta non suona pudica questa lingua! Ogni volta che ti lasci sfuggire quel lascivo intercalare «Vita e anima!», tu usi in mezzo alla folla parole lasciate or ora sotto le coltri. «Ma quale inguine non sarebbe in grado di eccitare una voce insinuante e lasciva?... ha le dita!!» E, tuttavia, per farti afflosciare tutte le penne: per quanto tu.possa pronunciare queste parole con più mollèzza di Emo e Carpoforo, la tua faccia presenta il conto esatto dei tuoi anni.
Se non sei in grado di amare colei che con regolare contratto di fidanzamento ti è promessa e congiunta, davvero non c'è nessun motivo per concludere le nozze, ne c'è ragione di sprecare la cena e i pasticcini che si usa regalare ai convitati a stomaco pieno al termine della cerimonia, ne il dono che si fa per la prima notte, quando da un sontuoso vassoio l'immagine del Dacico e del Germanico manda bagliori dalle monete d'oro che recano inciso il suo nome. Se, invece, sei per naturale ingenuità conciliante con la tua sposa e di una sola donna è schiavo il tuo animo, abbassa il capo col collo pronto a portare il giogo. Non ne troverai una sola che abbia pietà di chi l'ama. Anche se brucia d'amore essa stessa, prova godimento nell'infliggere tormenti a chi l'ama e nello spogliarlo. Perciò quanto più uno sarà marito ammodo e desiderabile, tanto meno gli gioverà una moglie.
Non potrai mai più fare un regalo senza il consenso della sposa, mai più effettuare una vendita se essa si oppone, niente più si potrà acquistare se lei non vorrà. Sarà lei a stabilire i tuoi affetti; si chiuda la porta in faccia a quel tuo amico ormai in là cogli anni, di cui la tua porta aveva veduto la barba. E mentre ruffiani e lanisti hanno facoltà di redigere il testamento come vogliono, e lo stesso diritto spetta ai gladiatori, tu più di un rivale sarai costretto a designare come erede sotto dettatura di lei. «Infliggi la pena della croce a questo schiavo!» «Ma per quale delitto lo schiavo s'è meritato questo supplizio? Chi si presenta come testimone? chi l'ha denunziato? Sta' a sentire: quando si tratta di mettere a morte un essere umano, non c'è mai esitazione che basti». «O sciocco, e che, forse, uno schiavo è un essere umano? Ammettiamo che non abbia fatto nulla, sia pure così: questa è la mia volontà, cosi io comando, sia il mio volere la sola ragione». Cosi essa domina sul marito. Ma ben presto abandona questo regno e cambia di casa e calpesta il velo da sposa; ma anche di là se ne vola via e torna sulle tracce del talamo sprezzato.
Lascia le porte poco prima adornate, i tendoni ancora montati e i rami che, sulla soglia, ancora non hanno perso il verde. Così cresce il numero, così si totalizzano otto mariti in cinque autunni, impresa degna davvero di essere registrata nell'iscrizione sepolcrale.
Non c’è da sperare concordia familiare finchè è in vita tua suocera. E’ lei che le insegna a godersi le spoglie del marito riducendolo sul lastrico, lei che le insegna a rispondere ai bigliettini che il seduttore le invia senza usare espressioni goffe o troppo esplicite, è lei che inganna i custodi, oppure li piega al suo volere col denaro. Poi, pur in stato di perfetta salute, manda a chiamare Archigene e scalcia sotto le coltri troppo pesanti. Nel frattempo, l'amante se ne sta ben nascosto e rimpiattato e, impaziente dell'indugio, senza fiatare si manovra il prepuzio. Non ti aspetterai mica che la madre le trasmetta costumi onesti e diversi da quelli che sono i suoi? Ma poi... è anche un affare vantaggioso per una vecchia spudorata far venire su spudorata anche la figliola!
Quasi non c'è processo in cui non sia una donna ad aver messo in moto l'azione legale. Manilla avanza l'accusa, se non è lei l'accusata. Approntano da sole e stendono in bella forma gli atti, pronte a dettare a Gelso l'esordio e i punti salienti dell'argomentazione.
Chi ignora le tuniche da ginnastica (ma in porpora tiria!) e l'unguento per atlete? o chi non. ha veduto le ferite inferte al palo? con incessanti colpi di bastone essa lo incava, lo provoca con lo scudo ed esegue tutte le mosse previste, matrona degna in tutto e per tutto della tromba dei giochi di Flora, a meno che non nutra in quel suo ardito petto qualche progetto di maggior respiro e non si prepari per l'arena vera e propria! Quale pudore può mai mostrare una donna con l'elmo in testa, che rifugge dal suo sesso? Ama il vigore fisico: e tuttavia si guarderebbe bene dal voler diventare uomo, e a ragione giacché... che piccola cosa è il piacere di noi maschi! Che figura, se si facesse un'asta delle cose di tua moglie: il cinturone di cuoio e i bracciali, l'elmo crestato e mezza gambiera per la sinistra! oppure, se deciderà di dedicarsi a un differente tipo di combattimento, che felicità per tè quando la tua giovane sposa metterà in vendita gli schinieri! Eppure sono proprio queste le donne che sudano ad avere indosso una veste sottile, a cui persino un velo di seta brucia le delicate bellezze! Osserva con che sbuffi esegue a puntino i colpi che le sono stati insegnati e quanto sia pesante l'elmo sotto il quale si piega, quanto larga e di che spessa scorza sia la fascia che le recinge i polpacci e fatti una bella risata quando, deposte le armi, prende il suo pitale a navicella per orinare! Ditemi voi, donne discendenti da Lepido o da Metello cieco o da Fabio Gurgite, quale donna di gladiatore ha indossato mai tali vesti? quando ansima davanti al palo la moglie di Asilo? Il letto in cui giace una moglie è sempre teatro di liti e di reciproci insulti: vi si dorme pochissimo. Ma soprattutto allora è intollerabile per lo sposo, allora è più feroce di una tigre cui abbian strappato i cuccioli, quando simula i singhiozzi, avendo sulla coscienza una colpa segreta, o se la prende con i paggetti del marito o s'inventa una sua concubina per poter piangere a dirotto, con un fiume di lacrime sempre pronte al loro posto di guardia ad aspettare soltanto l'ordine di colare nei modi da lei voluti. Tu lo credi amore, tu bruco, ti compiaci di tè stesso e con la tua boccuccia asciughi il suo pianto: eppure che belle lettere e quanti bigliettini potresti leggere se ti si dischiudessero gli scrigni dell'adultera che si mostra tanto gelosa! Ma eccola a letto fra le braccia di uno schiavo o di un cavaliere. «O Quintiliano, suggerisci tu, ti prego, suggerisci a questo punto qualche attenuante». «Non saprei proprio. Dilla tu stessa!» «Avevamo convenuto un tempo - dice - che tu potessi fare quel che volevi, ma che anch'io potessi concedermi qualche diversivo. Puoi strillare e arrovesciare mare e cielo, anch'io sono un essere umano!» Nulla al mondo è più sfrontato di loro quando sono còlte in flagrante: traggono, ira e coraggio dal loro stesso delitto.
Ma vuoi sapere da dove o da qual fonte scaturiscano queste mostruosità? Un tempo l'umile condizione di vita assicurava la castità delle donne Latine ne permettevano ai vizi di contaminare le piccole dimore la fatica e la brevità del sonno e le mani sciupate e indurite dalla lana etrusca e la vicinanza di Annibale alla città e i mariti di guardia sulla torre Collina. Adesso subiamo i danni di una pace troppo lunga; più crudele della guerra, il lusso è piombato su di noi e vendica il mondo da noi sottomesso. Non manca un solo delitto o misfatto dettato dalla libidine dacché è svanita la Povertà romana. E da allora che presero a rovesciarsi su questi nostri colli e Sibari e Rodi e Mileto e Tarante, adorna di corone e sfacciata e madida di vino. Per primo l'osceno denaro ha introdotto i costumi stranieri e le molli ricchezze hanno fiaccato le generazioni col lusso vergognoso. Di che mai si fa scrupolo la libidine esaltata dall'ebbrezza? Non conosce più la differenza fra inguine e bocca colei che, ormai a metà della notte, prende a morsi ostriche enormi, quando spumeggiano i profumi riversati a profusione nel Falerno non annacquato, quando si beve dal vaso a forma di conchiglia, quando ormai per via del capogiro il soffitto se ne va a spasso e si solleva la tavola, mentre le lucerne si raddoppiano di numero. Coraggio, su, abbi ancora dei dubbi sul senso della smorfia con cui Maura sibilando aspira l'aria, quando passa accanto al vecchio altare di Pudicizia, sul senso delle parole che Tullia, la sua sorellina di latte, rivolge alla famigerata Maura. La notte proprio qui fanno fermare le loro lettighe, proprio qui vogliono orinare e mondano dei loro lunghi zampilli la statua della dea e a turno si cavalcano e si agitano al lume vigile della luna, poi se ne tornano alle loro case: e tu al nuovo giorno, mentre ti rechi a far visita ai tuoi importanti amici, calpesti l'urina di tua moglie!
Ben noti sono i riti segreti in onore della dea Bona, quando il flauto eccita i lombi e, stravolte insieme dal suono del corno e dal vino, queste menadi di Priapo si scatenano, e fanno roteare le chiome e lanciano ululati. O che smisurata frenesia d'amplesso allora nelle loro menti, come diventa la voce quando palpita in loro la libidine, che immenso fiume di vino puro e vecchio scorre a bagnare le loro gambe! Saufeia sfida le ragazze del bordello, messa in posta una corona, e vince il premio della gara di ancheggiamento, ma poi essa stessa resta in contemplazione adorante dell'ondeggiare di Medullina che dimena i fianchi: la palma della vittoria è divisa equamente fra le due matrone, il valore risulta proporzionale alla nobiltà di nascita. Non c'è atto che ivi si fìngerà per gioco, ma tutto avverrà per davvero, sì che si potrebbe infiammare d'eccitazione il figlio stesso di Laomedonte, ormai raggelato dall'età avanzata, e Nestore con tutta la sua ernia.
A quel punto la foia non sopporta più indugio, allora la femmina si mostra veramente per quel che è, e all'unisono un grido riecheggia da tutti gli angoli dell'antro: «ormai è lecito, si dia accesso ai maschi!» Se l'amante è a letto che sonnecchia, ella fa ordinare al giovane di incappucciarsi nel mantello e di venire in tutta fretta; se proprio non si trova, si da l'assalto agli schiavi; se non c'è da sperare negli schiavi, si fa venire - magari anche preso a nolo - l'acquaiolo; se questi si deve cercarlo e intanto, mancano gli uomini ella non ha nessuno scrupolo a stendersi con chiappe sono un asinello.
E almeno gli antichi riti e le pubbliche cerimonie sisvolgessero al riparo da queste degenerazioni! ma tutti i Mauri e gli Indiani sanno che razza di suonatrice di cetra sia , stata quella che introdusse il suo pene - più grosso del rotolo coi due libri dell'Anticatone di Cesare - là donde fugge perfino il topo consapevole di avere i testicoli, e dove c'è ordine di velare ogni pittura che rappresenti figure dell'altro sesso. Eppure allora chi mai fra gli uomini soleva disprezzare la divinità o chi aveva mai osato farsi beffe della coppa di Numa e del suo nero catino e dei fragili piatti fabbricati sul monte Vaticano? Ma ora a quali altari non si presenta un Clodio?
[Sento il consiglio che da tempo voi, vecchi amici, mi date: «metti il catenaccio, tienila chiusa!» Ma chi farà la guardia ai guardiani stessi? La sa lunga la moglie e proprio da loro comincia.]
E ormai la stessa libidine,accomuna le donne di più alta condizione e le piu umili, e non è migliore quella che batte a piedi il nero selciato di colei che, in lettiga, si fa portare in spalla dagli spilungoni di Siria.
Per poter assistere ai giochi, Ogulnia prende in affìtto la veste, prende in affìtto la scorta, la portantina, il guanciale, le amiche, la nutrice e una biondina cui affidare commissioni. Lei stessa poi fa dono ai levigati atleti di tutto quel che resta dell'argenteria paterna e degli ultimi avanzi del vasellame. Molte donne dispongono di un esiguo patrimonio, ma nessuna ha riguardo per la propria modesta condizione o si commisura secondo il metro dato e imposto dalla povertà stessa. Almeno gli uomini qualche volta a ciò che è utile pensano in anticipo e taluni, seguendo l'esempio istruttivo della formica, una buona volta son presi dalla paura del freddo e della fame: ma la donna prodiga non s'accorge affatto che il suo patrimonio sta andando alla malora. E come se nella cassa ormai a secco i soldi, rigenerandosi, potessero ripullulare e sempre si potesse attingere da un mucchio intatto, mai e poi mai fanno il conto di quanto costano i loro piaceri. In ogni casa in cui viva ed eserciti un professionista di oscenità, che con la tremula destra fa promessa di qualunque cosa, le troverai tutte svergognate e simili a cinedi. A costoro consentono di profanare i cibi e di accostarsi alla santa mensa e si limitano a far lavare quei bicchieri che, invece, andrebbero fatti a pezzi, dal momento che vi ha bevuto Colocinta o una Chelidon con la barba.
Più pura, dunque, e più sana della tua dimora è quella del lanista, nella cui squadra Psillo ha l'ordine di tenersi ben alla larga da Euhoplio. E che dire del fatto che lì, addirittura, le reti non si mescolano con la tunica infame e che colui che suole combattere nudo non ripone nello stesso stanzino lo spallaccio e il tridente con cui attacca l'avversario? Il recesso più remoto della palestra è ricettacolo di questi esseri e anche in carcere a loro è riservato un ceppo particolare. Ma tua moglie mette in comune il bicchiere fra te e questa gente con cui si rifiuterebbe di assaggiare del vino di Alba e di Sorrento la bionda prostituta che batte presso le rovine di un sepolcro!
E seguendo i loro consigli che convolano a nozze e tutto d'un tratto si separano, è a costoro che riserbano i languori dell'animo e quel che c'è di serio nella loro vita, è sotto il loro magistero che apprendono a muovere con arte le natiche e i fianchi, e tutte le altre prodezze che son note al loro maestro. E tuttavia non sempre si dovrà prestar loro credito: fa più larghi gli occhi col nerofumo, si fa notare con le vesti color zafferano e porta sui capelli la reticella, ma è un adultero! Tanto più sospetto ti sia, quanto più effeminata sarà la sua voce e quanto più spesso la destra si appoggerà sui teneri lombi: questi a letto sarà valentissimo! è 1ì che Taide, dopo la rappresentazione, si spoglia della sua maschera e appare il versatile Trifallo! «Ma di chi ti fai beffa? ad altri riserva questa farsa! Facciamo una scommessa: io sostengo che tu sei un uomo a tutti gli effetti. Lo affermo, sì: sei disposto ad ammetterlo? o il palco del carnefice deve convocare le ancelle?
Conosco i vostri consigli e tutti i vostri ammonimenti, o vecchi amici miei: "metti il catenaccio, tienila chiusa! " .Ma chi farà la guardia ai guardiani stessi, che ora appunto a questo prezzo tacciono delle infedeltà della lasciva donna? La colpa commessa in comune si tace. Furba, lo capisce bene la moglie e proprio da loro comincia».
Vi sono di quelle cui piacciono gli imbelli eunuchi e i loro baci sempre molli e il fatto che non c'è da temere la noia della barba e che non c'è alcun bisogno di pozioni abortive. E tuttavia è un piacere che può anche essere supremo, qualora si provveda ad affidare i loro inguini ai medici già nella piena maturità della calda giovinezza, quando già il loro pube è nero di pelo. Perciò è con danno del solo barbiere che Eliodoro asporta i testicoli, dopo averli aspettati e lasciati crescere fino al momento giusto, quando finalmente hanno raggiunto il peso di due libbre. Sono i giovani schiavi dei mercanti ad essere afflitti da una vera e miserevole mutilazione, a provare vergogna del sacchettino e del cece a loro lasciati. Ma l'eunuco reso tale dalla padrona, allorché entra nei bagni, si nota da lontano e attira lo sguardo di tutti e senza dubbio sfida il custode della vigna e dell'orto. Dorma pure costui con la padrona, ma tu, o Postumo, bada bene di non affidare a un simile eunuco il tuo Bromio, che già si fa duro e già mostra bisogno del barbiere.
Se poi la donna prova godimento nel..canto, non regge la fìbbia di alcuno che venda la sua voce ai pretori. Sempre, tiene fra le mani gli strumenti musicali, fìtte fìtte luccicano le gemme su tutta la superficie in testuggine della cetra, le corde sono sfiorate una dopo l'altra dal vibrante plettro, quello stesso con cui si esibiva il tenero Edimele: questo plettro essa impugna, in questo trova conforto e a l'amato plettro dispensa i suoi baci. Una poi della stirpe dei Lamia e del nome di Elio con offerte di farro e di vino chiedeva a Giano e a Vesta se Polllione avesse da sperare nella corona di quercia ai giochi Capitolini e potesse prometterla alla sua lira. Che avrebbe potuto fare di più se il marito fosse stato a letto malato, che cosa se i medici si fossero mostrati senza speranza sulla sorte del suo fìglioletto?
Si pose ben dritta davanti all'altare ne considerò vergognoso velare il proprio capo per una cetra, ripetè con scrupolo la formula sacra che le veniva suggerita secondo il rito e di colpo impallidì, quando all'agnella fu squarciato il ventre.
Dimmi adesso, tè ne prego, dimmi, o antichissimo fra gli dei, tu dai risposta a costoro, o padre Giano? avete gran tempo da perdere in cielo; a quanto vedo, da voi non c'è proprio nulla da fare. Questa ti consulta a proposito di commedianti, quella invece ti vorrà raccomandare un tragico: finirà che all'aruspice verranno le vene varicose! Ma si dedichi al canto piuttosto che a percorrere a volo tutta quanta la città, sfrontata e capace di tener testa agli assembramenti di soli maschi e di stare in conversazione coi generali in alta montura, alla presenza del marito, a fronte alta e seni asciutti! Questa stessa donna sa quel che succede in tutto quanto il mondo, sa che cosa fanno i Seri e i Traci, conosce i segreti traffici fra la matrigna e il figliastro giovinetto, chi fa l'amore, chi va per la maggiore come amante; essa ti saprà dire chi ha messo incinta una che è vedova e in che mese, di ogni donna ti dirà con precisione con quali parole e quante posizioni sa far l'amore. E lei la prima a vedere la cometa che incombe minacciosa sulla testa dei re d'Armenia e di Partia, è lei che raccoglie alle porte della città le voci e le dicerie appena arrivate, e talune se le inventa; che il Nifate ha invaso gli abitati, che in quella regione tutti i campi sono sommersi da un immane diluvio, che le città vacillano, la terra sprofonda, lei lo racconta in qualunque crocicchio, a chiunque incontra. E tuttavia tale vizio non è più intollerabile di quello della donna che è solita farsi trascinare davanti i vicini di umile condizione e li fa massacrare a cinghiate, insensibile a ogni loro supplica. Infatti se i suoi profondi sonni sono interrotti da qualche latrato, «portate qui alla svelta le verghe» grida e con quelle da ordine che si colpisca prima il padrone, poi il cane. Ma terribile ad incontrarsi, orrendamente tetra in volto, è di notte che lei si reca ai bagni, è di notte che da ordine che si metta in marcia l'esercito del bagno con le sue salmerie di vasetti, il suo godimento è sudare in mezzo a una gran confusione, dopo aver spossato coi pesanti attrezzi ginnici le braccia che ora pendono fiacche, dopo che il furbo massaggiatore le ha premuto le dita sul clitoride e ha fatto risuonare ben bene alla signora la parte alta delle cosce. Nel frattempo, i convitati infelici sono oppressi dal sonno e dalla fame. Finalmente ella giunge, un tantinello arrossata in volto, con una sete da scolarsi tutto quanto il barilotto di vino, della capacità di un'intera urna, che le viene sistemato accanto ai piedi; prima di mangiare, ne tracanna un primo e, subito dopo, un secondo sestario che renderà rabbioso il suo appetito, poiché - una volta lavate le viscere - il vino fa la via alla rovescia e fuoriesce a colpire il suolo. Sui marmi scorrono veloci rivoli di vino, il catino d'oro manda odore di Falerno; proprio come un lungo serpente caduto in un profondo vaso, ella beve e vomita. Naturalmente il marito ha la nausea e tiene a freno la bile coprendosi gli occhi.
Tuttavia ancora più insopportabile è quella che, non appena prende posto a tavola, fa l'elogio di Virgilio, mostra indulgenza per Elissa in punto di morte, fa paralleli e confronti fra i poeti, sospende su un piatto della bilancia Marone e sull'altro Omero. Si ritirano in buon ordine i grammatici, si dichiaran vinti i retori, tace tutta la folla dei commensali, non farà motto ne avvocato ne banditore e neppure... un'altra donna: tanta è la massa delle parole che da lei si rovescia! tante bacinelle e campanelli - si direbbe - risuonano percossi all'unisono! no, proprio non c'è bisogno che nessuno sforzi trombe e bronzi: da sola ella sarà in grado di portar soccorso alla luna in eclissi. Il saggio impone un limite anche alle attività onorevoli; ma colei che troppo smania di apparire dotta e faconda, dovrebbe poi fino a mezza gamba tirar su la tunica, sacrificare un porco a Silvano, accedere ai bagni al prezzo di un quadrante. Speriamo che la matrona che ti sta sdraiata accanto a tavola non possieda un suo proprio stile oratorio, che non sappia scagliare un tortuoso entimema in stile ben tornito, che non colga infallibilmente ogni riferimento erudito nei testi ma di quel che legge sui libri qualcosa almeno non lo capisca. Detesto la donna che consulta e sfoglia il Manuale di Palemone, rispettando in ogni caso le leggi e le regole della grammatica, e che, nella sua mania per le anticaglie erudite, si rammenta versi a me ignoti e questioni indegne dell'attenzione degli uomini. Corregga pure gli strafalcioni dell'amica un pò rozza: ma sia concesso al marito di macchiarsi di un solecismo!
Non c'è niente che non permetta a se stessa una donna, niente che reputi vergognoso, una volta che si sia adornata il collo di verdi gemme e si sia attaccate alle orecchie delle perle così pesanti da sforzarne i lobi. [Non c'è nulla di più insopportabile di una donna ricca.] Ma prima di quel momento il suo volto - spettacolo orribile e ridicolo al tempo stesso - è rigonfio di uno spesso strato di mollica o esala il lezzo delle unte pomate di Poppea ed è qui che restano invischiate le labbra dell'infelice marito (ma dall'amante ci vanno con la pelle ben detersa: quando mai desidera apparire bella in casa sua? è per gli amanti che si comprano le essenze profumate, è per costoro che si acquista tutto quello che voi, o macilenti Indiani, qui ci inviate). Ecco, finalmente disvela il suo volto e rimuove il primo strato di intonaco, comincia a essere riconoscibile, e si umetta con quel latte emolliente per avere il quale certamente si farebbe accompagnare da una mandria di asinelle anche se fosse mandata in esilio al polo iperboreo. Ma quel viso che viene sommerso e poi deterso con tanti differenti cosmetici e riceve maschere di farina cotta e umida, lo si dovrà definire un viso o una... piaga? Vale davvero la pena di conoscere fino in fondo cosa fanno e combinano durante tutta la giornata! Se la notte il marito ha dormito voltandole le spalle, è la fine per la segretaria, gli addetti al guardaroba debbono abbassare la tunica, lo schiavo Liburno è accusato di esser arrivato in ritardo ed è costretto a pagare lui il fio per il sonno altrui; l'uno sente spezzarsi addosso le bacchette di canna, l'altro diventa rosso sotto i colpi dello staffile, quest'altro per le cinghiate; vi sono di quelle che pagano uno stipendio annuale al boia! Ordina di colpire e nel frattempo si unge la faccia; ascolta le amiche od osserva con attenzione l'ampio orlo dorato di una veste ricamata e intanto botte! Controlla le righe del lungo registro delle spese del giorno e intanto botte! finché essa - quando gli aguzzini non ce la fanno più - considerando ormai conclusa l'inchiesta, non urla con terribile voce tonante «Fuori!» L'amministrazione della casa non è più mite di quella della corte di un tiranno di Sicilia! Se poi ha fissato un appuntamento e più del solito desidera essere elegante e ha fretta perché già è attesa nel parco oppure al tempio di Iside la ruffiana, ecco che acconcia la sua chioma la sventurata Psecade, essa stessa coi capelli strappati, le spalle nude e il seno scoperto. «Perché questo ricciolo è più alto degli altri?» e subito lo scudiscio punisce il crimine, il delitto del capello fuori posto. Ma cosa ha commesso Psecade? che colpa ha la povera ragazza se il tuo naso non ti è mai piaciuto? Un'altra schiava a sinistra distende le tue chiome e le pettina e le dispone in boccoli a raggiera. Fa parte della commissione che deve deliberare una schiava già appartenuta alla madre, ora trasferita ai lavori di filatura, dopo aver cessato per limiti d'età di lavorare con le forcine; il primo parere che si ascolta sarà il suo, dopo di lei aranno .il loro voto quelle che le sono inferiori per età e competenza, proprio come se fosse in gioco l'onore o la vita: tanta è la preoccupazione del farsi belle! Con tanti ordini di riccioli opprime il suo capo, e ancora con tante impalcature di supporto riesce a soprelevarlo che a vederla di faccia ti sembrerà un'Andromaca; ma di dietro è più piccola, la si potrebbe prendere per un'altra. E dimmi un po' tu, se ha avuto in sorte dalla natura una corporatura esile e minuta e - senza il soccorso dei coturni sembra più bassa di una bimba pigmea e per un bacio deve alzarsi leggera sulla punta dei piedi! Nel frattempo mai si preoccuperà del marito e si guarderà bene dal far anche solo un cenno alle spese con cui lo manda in rovina. Vive come fosse una vicina del suo sposo, da questo fatto soltanto a lui più legata, che detesta i suoi amici e i suoi schiavi, e costituisce un fardello pesante per il suo bilancio. Ecco fa il suo ingresso il coro della furibonda Bellona e della Madre degli Dei e un imponente eunuco, figura che incute religioso timore nei suoi osceni seguaci, che in un passato ormai lontano, impugnando un coccio, si recise i rammolliti genitali: a lui cedono il passo l'arrochita schiera e i suonatori di timpano, a lui le guance plebee riveste una tiara frigia. Con voce tonante impone di temere ravvicinarsi di settembre e dell'Austro, a meno che la donna non si sia preventivamente purificata per mezzo di cento uova e non gli abbia regalato vecchie vesti color pampino secco, affinchè ogni pericolo che, improvviso e tremendo, incombe sulla sua testa si scarichi sulle tuniche e in un colpo solo tutta l'annata sia liberata dal male. In inverno ..scenderà nel fiume spezzandone la crosta di ghiacciò, tre volte s'immergerà nel Tevere di primo mattino e proprio in mezzo ai flutti vorticosi bagnerà il titubante capo, poi nuda e tremante percorrerà tutto il campo di Tarquinio il Superbo, strisciando sulle ginocchia sanguinanti; se lo imporrà la bianca Io, si recherà fino ai confini estremi d'Egitto e ne riporterà 'acqua attinta nella torrida Meroe, per poterne aspergere il tempio di Iside che sorge proprio accanto all'antico ovile. Crede, infatti, di ricevere personali avvertimenti dalla voce della dea stessa. Ecco lo spirito e la mente con cui gli dei in piena notte dovrebbero mettersi a colloquiare! così si guadagna i massimi e più alti onori costui che - circondato da un branco di ammantati di lino, da un branco di teste rasate - in veste di Anubi corre veloce fra la folla, facendosi beffe del suo lutto. E lui che intercede per ottenere il perdono tutte le volte che la sposa non si astiene dall'amplesso nei giorni consacrati alla castità e una grave punizione sarebbe dovuta per aver essa violato il letto coniugale: di fatti la serpe d'argento è stata vista in atto di muovere la testa. Ma è grazie al pianto di lui e alle sue preghiere biascicate con arte che Osiride - per la verità corrotto anche da un'oca grassa e da una sottile focaccia - non può rifiutare il perdono alla colpevole. Non appena quegli ha sgombrato il terreno, ecco che, messo da parte il suo cestello con il fieno, un'Ebrea tutta tremante con fare misterioso ti chiede l'elemosina all'orecchio, interprete delle leggi di Gerusalemme e grande sacerdotessa dell'albero e intermediaria fedele dell'alto dei cieli.
Anche a costei si riempie la mano, ma con minor spesa; per pochi spiccioli, infatti, gli Ebrei ti vendono tutti i sogni che vuoi. L'aruspice di Armenia o di Commagene – palpeggiato il polmone di una colomba ancora calda - ti garantisce un amante in tenera età o il magnifico testamento di un ricco signore senza figli; scruterà minuziosamente anche petti di pollo, viscere di cagnolino e, talora, anche di fanciullo; commetterà colpe che egli stesso potrebbe presentarsi a denunciare.
Maggiore tuttavia sarà la fiducia accordata ai Caldei: qualunque cosa dirà l'astrologo, crederanno che provenga rivelata dalla fonte di Ammone (poiché a Delti gli oracoli sono in pensione e il genere umano è condannato all'ignoranza tenebrosa del futuro). Ma il più accreditato fra costoro è quegli che più volte fu mandato in esilio, colui che con la sua amicizia e i suoi oroscopi a pagamento provocò la morte del grande Cittadino che suscitava la paura di Otone.
Di qui la fiducia nella sua scienza: se la sua destra e anche la sua sinistra hanno risuonato delle catene, se per lungo tempo è rimasto imprigionato nel carcere militare. Nessun astrologo che sia andato esente da condanne sarà considerato abitato dal genio, ma solo chi ha sfiorato la pena di morte, chi a mala pena se l'è cavata con la relegazione in una delle Cicladi e infine è riuscito a ritornare dalla piccola Serifo.
E lui che consulta sulla morte che si fa troppo attendere della madre malata di itterizia, ma prima ancora sul tuo decesso, la tua cara Tanaquilla, e gli chiede quando mai potrà celebrare le esequie della sorella e degli zii, se l'amante - invéce - sia destinato a vivere anche dopo la sua morte: che mai di meglio, infatti, potrebbero concederle i numi? E questa, almeno, ignora le sventure minacciate dal cupo astro di Saturno, ignora in congiunzione con quale stella Venere si mostri propizia, quale mese si annunzi economicamente rovinoso, quale periodo, invece, favorevole al guadagno: ma bada bene di evitare anche il semplice incontro con quella donna nelle cui mani scorgi un calendario astrologico ormai logorato dall'uso come un’appiccicosa palla d'ambra, che non consulta nessuno e, anzi, ormai viene essa stessa consultata dagli altri, che, quando il marito si mette in marcia verso gli accampamenti militari o verso la patria, ricuserà di partire insieme con lui, se la trattengono i calcoli desunti da Trasillo Quando ha deciso di farsi portare in lettiga fino al primo miliario, l'ora esatta della partenza la ricava dal manuale; se le prude l'angolino dell'occhio troppo sfregato, chiede il collirio solo dopo aver consultato l'oroscopo; anche se è a letto ammalata, non c'è ora che le sembri più adatta all'assunzione di cibo che quella che le prescrive Petosiride. Se è di condizione modesta, se ne andrà avanti e indietro ai lati delle mète del circo ed estrarrà le sorti e porgerà la fronte e la mano all'indovino che le chiede di far schioccare più volte le labbra. Alle ricche, invece, darà i suoi responsi un augure della Frigia e, fatto venire a nolo appositamente di là, un esperto degli astri e del cielo e un qualche aruspice in là con gli anni, che provvede per incarico pubblico al sotterramento dei fulmini.
Il destino della plebea si trova nel Circo e sui Bastioni. Colei che esibisce sul nudo collo una lunga collana d'oro chiede il responso davanti alle torri di legno e alle colonne dei delfini per sapere se debba lasciare l'oste e sposarsi col commerciante di vesti.
Costoro, tuttavia, ancora affrontano il rischio del parto e sopportano tutte le fatiche dell'allevamento, costrette dalla loro condizione; invece sui letti dorati non giace quasi più una puerpera. Così efficaci sono le arti e le pozioni di colei che rende sterili le donne e per denaro s'incarica di uccidere degli esseri umani nel ventre della madre. Rallegrati, sventurato, e con le tue stesse mani porgile a bere qualsiasi intruglio; infatti, se fosse disposta a lasciarsi gonfiare il ventre e a tormentarlo con gli scaldanti figli, risulteresti probabilmente padre di un Etiope, e ben presto questo tuo erede di tutt'altro colore, che tu dovresti ben evitare di incontrare con lo sguardo di primo mattino, riempirebbe del suo nome tutto il tuo testamento. Non sto poi a parlare dei trovatelli fatti passare per fìgli legittimi e di come, raccolti presso le immonde latrine, spesso essi procurano illusoria gioia ai mariti, ingannando le loro aspettative: spesso di là son tratti i Pontefici, i Salii destinati a portare l nome degli Scauri sulla loro falsa persona. Sta ritta la Fortuna maliziosa, nella notte, sorridendo ai nudi fanciulli; questi riscalda avvolgendoli completamente nelle pieghe del suo manto, poi li porge alle grandi casate e prepara per sé una farsa tutta segreta; questi essa ama, per costoro si espone e sempre li spinge avanti come suoi pupilli. Questi offre formule magiche, quest'altro vende filtri di Tessaglia, con cui possa sconvolgere la mente del marito e sculacciarlo ben bene a colpi di ciabatta. La ragione del tuo delirare è questa, questa la ragione della nebbia che avvolge il tuo cervello e ti fa dimenticare tutto ciò che hai appena fatto. Tuttavia questo si potrebbe ancora tollerare, se tu non cominciassi anche a dare in escandescenze come quello zio di Nerone a cui Cesonia fece trangugiare tutta intera l'escrescenza frontale di un puledrino ancora incerto sui garretti. Quale donna non vorrà imitare la moglie dell'imperatore? Tutto il mondo ardeva fra le fiamme e, spezzati i cardini, si schiantava rovinosamente proprio come se Giunone avesse fatto impazzire suo marito.
Dunque sarà da considerarsi meno rovinoso il boleto di Agrippina, dato che esso provocò l'arresto del cuore di un solo uomo e per di più vecchio e fece discendere... al cielo il suo capo tremolante con le labbra colanti lunghi fili di bava: ma questa pozione esige ferro e fuoco, questa pozione fa mettere alla tortura, essa fa a pezzi i senatori insieme ai cavalieri. Tanto ci costa il parto di una cavalla, tanto una sola avvelenatrice! Hanno in odio i figli della «concubina»; nessuno si opponga, nessuno lo vieti: ormai è considerato lecito uccidere il figliastro. Ma voi io tengo ad avvertire, o pupilli dotati di un patrimonio cospicuo, badate a salvaguardare la vostra vita e non vi fidate di alcun cibo che vi venga imbandito: i pasticcini ribollono lividi di veleno materno. Assaggi qualcuno prima di voi tutto quel che vi propina colei che vi ha messo al mondo, e sia il pedagogo, pur tutto Impaurito, a bere prima di voi nella vostra coppa.
Naturalmente si dirà che siamo noi ad inventarci questi eccessi, facendo indossare alla satira l'alto coturno, e che valicando i limiti e le norme stabilite dai predecessori deliriamo, invasati da Bacco, declamando con slancio degno di Sofocle un carme sublime, che nulla ha a che vedere coi monti dei Rutuli e col cielo del Lazio: magari dicessimo il falso! Ma Ponzia proclama: «Sono colpévole, lo confesso, ho approntato l'aconito per i miei bimbi, non si può smentire quel che è lampante; e il misfatto l'ho portato a compimento io con le mie mani». Tu due fanciulli in una sola cena hai fatto fuori, o ferocissima vipera? tu due fanciulli? «Sette, se sette ne avessi avuti». Crediamo dunque a tutto quel che i tragici ci raccontano sulla torva donna di Colchide e su Procne; non ho nulla da obiettare.
Anche quelle donne ai loro tempi osarono perpetrare orribili mostruosità, ma almeno non lo fecero per soldi. Minore stupore è dovuto ai misfatti più orrendi, quando è l'ira che porta al delitto questo sesso ed esse, col fegato avvampato dalla rabbia, si lasciano andare a precipizio, come massi che si staccano dalle vette, a cui vien meno il monte e sul ripido pendio cede la fiancata. Ma non riesco a sopportare colei che fa i suoi calcoli e a mente fredda commette un delitto enorme. A teatro osservano attente Alcesti che si sostituisce al destino di morte dello sposo ma, se fosse loro concesso uno scambio simile, vorrebbero salvare la vita della loro cagnetta con la morte del marito! T'imbatterai al mattino in molte Belidi ed Erifili; non c'è quartiere che non abbia la sua Clitemnestra. Questa è la sola differenza, che la celebre Tindaride impugnava con le due mani una bipenne rozza e inetta, mentre al giorno d'oggi si sbriga la questione con un minuscolo polmone di rospo; ma si è pronti a ricorrere anche al ferro, se l'Atride ha preso le sue precauzioni bevendo l'antidoto del re del Ponto, tre volte sconfìtto.

Commenti

  1. Ciao GIUBAZZO, quando la finirai di farti le pippe mentali? Tanto voi uomini non ce la fate... non ce la fate... fidati! :-)


    PS: dai che grazie a me diventi famoso... vedrai quanti accessi a leggere le tue idiozie. :-)))

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  2. Cara Chiarazzuta, vedi non sei la sola che può farsi le pippe mentali questo è un diritto che possono avere anche gli altri.
    Dimmi ma voi donne con tutte le leggi e leggine a vostro favore ce la fate? E come mai state ancora a piagnucolare "parità"?
    In cosa voi ce "la fate"? Ce la fate a lavorare nelle miniere? Non parrebbe...
    Ah, chiara chiara, non rendi un buon servizio al genere femminile, fidati! :-)

    Non preoccuparti che non ci tengo ad essere famoso, il mio blog mi basta che lo leggano poche persone ma buone, a differenza di chi segue le velenose castronerie misandriche che scrivi.

    Ma poi sarà tanto seguito il tuo "blog"? Mah, se è così si sa che oggi la gente va appresso alle porcherie!

    Ciauz!:-)))

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  3. Cara Chiara, mamma mia e come sei caduta in basso, mi hai deluso profondamente, mi sei scaduta dal cuore. Credevo che tu sapessi argomentare bene le tue posizioni e invece mi mandi commenti come l'ultimo che, guarda, l'ho rifiutato non per qualcosa ma perché si tratta delle solite solfe idiote già dette e stradette da altre ragazzine come te che non sanno affrontare seriamente degli argomenti ma solo lanciare improperie sciapite contro chi non la pensa (ammesso che il loro possa definirsi "pensiero"...) come loro.
    Che devo dirti... cresci, matura, impara a rapportarti meglio col mondo, con le persone e con l'altro sesso e poi ne riparliamo, ok?

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  4. Ma questa Chiara di notte da dove esce fuori? Da qualche collegino femminile di ragazzine convinte di essere le top del mondo o dall'asilo nido?
    Ma quanti anni avrà mai? 13 o 14?
    Non voglio credere sia più grande....

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  5. Ma poi saprà mai chi è Giovenale?
    Non penso proprio...
    Ma guardate che avatar si è scelta!
    Fa la femminista nel suo blog e poi usa immagini di donnine nude, mi sa che è una lesbicona, una di quelle che affermano che gli uomini sono sposchi, brutti e cattivi mentre le donne sono creature bellissime, stupende e sublimi.

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  6. Certe "donne" sono porpiro RIDICOLE!!!!

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  7. Comunque è bellissima la descrizione che fa Giovenale, e direi anche molto attuale!

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  8. chiara, vedo che hai degli ammiratori...
    Comunque ti ringrazio sia per aver confermato in buona parte le parole di Giovenale sulle donne, essendo tu una dimostrazione di quanto siano attuali queste parole, sia per avermi dedicato uno spazio nel tuo "blog" http://chiara-di-notte.blogspot.com/2007/07/caro-giubazzo.html
    Pensa che io non sprecherei mai un post dedicato a te nel mio blog. Cattivo che sono vero?
    Ma la celebrità che mi avevi promesso però tarda un po' a venire! :-((((

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  9. Chiara di notte... perggio che andar di notte!

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